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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
L'ISTORIA ROMANA
Che bbell’abbilità, cche bbella groria
De sapé rrescità sta filastroccola!
Cuanto faressi mejjo èsse una zoccola,
E nnun vienicce1 a ffà ttanta bbardoria!
Che mme ne preme un cazzo de l’istoria:
A mmé mme piasce de vive a la bbroccola,
Senza stamme2 a intontì la sciriggnoccola,3
E impicciamme4 li fili a la momoria.
E cche! ho da fà er teolico, er profeta,
Ho da incide le statue, li quadri,
M’ho da mette la mitria, la pianeta?!
Bast’a ssapé cc’oggni donna è pputtana,
E ll’ommini una manica de ladri,
Ecco imparata l’istoria romana.5
Roma, 17 febbraio 1833
- ↑ Venirci.
- ↑ Starmi.
- ↑ Testa.
- ↑ Impicciarmi.
- ↑ L’autore qui crede suo debito il protestare solennemente aver lui così scritto a solo fine di esprimere gli eccessi delle menti popolari, non già una sua propria opinione, troppo falsa e ingiuriosa a’ buoni cittadini di Roma.
Note
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