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La musica Sant'Ustacchio
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831

LA RITONNA1

     Sta cchiesa è ttanta2 antica, ggente mie,3
Che cce l’ha ttrova er nonno de mi’ nonna.
Peccato abbi d’avé ste porcherie
4Da nun éssesce4 bbianca una colonna!

     Prima era acconzagrata a la Madonna,
E cce sta scritto in delle lettanie:5
Ma doppo s’è cchiamata la Ritonna,
8Pe’ ccerte storie che nun zo’ bbuscie.

     Fu un miracolo, fu; pperchè una vorta
Nun c’ereno finestre, e in concrusione
11Je dava lume er bùscio6 de la porta.

     Ma un Papa santo, che ciannò7 in priggione,
Fesce una Croce; e ssubbito a la vorta
14Se spalancò da sé cquell’occhialone.8

 E ’r miracolo è móne9
Ch’er muro, co’ cquer buggero de vòto,
17Se ne frega de sé10 e dder terremoto.


Terni, 7 ottobre 1831

  1. [La Rotonda, il Pantheon.]
  2. [In romanesco, gli avverbi tanto e troppo, quando vadano congiunti a un nome, vengono per lo più aggettivati.]
  3. [Genti mie: cari miei, amici miei, occ.]
  4. Esserci.
  5. [Per capire questa balorlaggine del cicerone popolano, bisogna rammentare che nelle litanie la Madonna è chiamata anche Regina Martyrum, e che il Pantheon, dall’essere stato consacrato a loi 0 ai martiri, prese il nome, che tuttora conserva, di Santa Maria ad Martyres.]
  6. [IL buco: il vano.]
  7. [Che ci andò, che ci stette.]
  8. Credenza popolare.
  9. Mo [con l’aggiunta del ne eufonico]: ora.
  10. Si ride di sè stesso,

Note

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