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L'appiggionante nova Una bbella divozzione
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832

LA SIBBILLA

     Ecchen’un’antra nova che mme porti!
Mo ar monno nun c’è stata la Sibbilla!
Ma nun zentissi1 er giorno de li Morti
Come lo disce chiaro la diasilla?

     Tu abbada ar coro de sti colli-storti,
Cuanno, più è grosso er moccolo, ppiù strilla;
E ddoppo du’ verzetti corti corti,
Sentirai che vviè ffora una favilla.

     Appresso alla favilla esce una testa,
Ch’è la testa de Davide; e in ner fine
Viè una Sibbilla, e cquella antica è cquesta.

     Va bbe’ che cqueste sò storie latine;
Puro la concrusione è llesta lesta:
La Sibbilla c’è stata, e abbasta cquine.2


Roma,7 dicembre 1832

  1. Sentisti.
  2. Qui.

Note

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