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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LA SIGGNORA PITTORA1
La mi’ padrona (e mmica sce prosume)2
Frabbica scerti cuadri de pittura,
Che ssi vviè3 a Rroma la madre-natura,
Pe’ rrabbia, te dich’io, se bbutta a ffiume.
Ha inventato una spesce4 de custume
D’arberi, co’ una sorte de figura
De bbestie, che nnun fo ccaricatura
Te farìano5 sbascì6 dde tenerume.7
È llesta, che ddipiggne per assarto;
E averessi da vede8 cuer cuadrone
Che ffesce jjeri a ttredisciora e un cuarto.
Er giorn’avanti lei me mannò a ttrova9
Un Monzù a ddimannajje un’istruzzione
Pe’ ffà la lusce de la luna nova.
Roma, 16 maggio 1833
- ↑ Quel che segue è realmente accaduto a Roma in persona della Principessa Reale di Danimarca.
- ↑ Ci presume.
- ↑ Se viene.
- ↑ Specie.
- ↑ Farebbero.
- ↑ Basire.
- ↑ Tenerezza.
- ↑ Avresti da vedere.
- ↑ Mandò a trovare.
Note
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