Questo testo è completo, ma ancora da rileggere.
Traduzione di Carlo Bini (1838)
XIX secolo
Questo testo fa parte della raccolta Scritti editi e postumi


LA VITA E LA MORTE


DI VITALIS



Alla mattina io stetti sull’alto della montagna bella dei fiori di maggio, e vidi il sorgere del giorno lieto d’oro, e di porpora, e gridai: – o Vita come sei bella!

Era già l’ora, che il Sole sorgeva, e gli uccelli cominciavano sui rami a cantare: e l’ora, e l’armonia, mi destarono in petto vaghezza di canto, e un ardore di passioni sublimi.

E in quel punto il mio spirito si mosse al desiderio di stendere il volo lontano dalla sua dimora, si mosse al desiderio di errare come il Sole di piaggia in piaggia creatore dei fiori, e della luce.

Alla sera io stetti sull’alto della montagna, e rapito nelle preci devote vidi il sorgere della notte lieta d’argento, e di porpora, e gridai: – o Morte come sei bella!

E quando il venticello della sera venne gentile col suo fiato di balsamo, sembrommi allora, che la natura mi baciasse le guancie, e teneramente sospirasse il mio nome.

Io vidi la larghezza del cielo diffusa intorno all’universo; e gli astri venivano al cielo come fanciulli: allora le gesta degli uomini mi parvero piccole; non conobbi di grande, che il nome dell’Infinito.

Oh! come sfuma il sorriso, che veste le gioie, e le speranze terrene, allorchè nel petto al Poeta gli eterni pensieri sorgono come in cielo le stelle!

― 18381

  1. Dalla Viola del Pensiero, Anno I.


Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.