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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LA BBONIFISCENZA
Sussidj dar Curato?! eh, Nanna!, penza
Che cquanno sciannò1 jjeri mi’ marito
A ppiagne, cuer cristiano imbastardito,
Cuer corpaccio satollo ebbe cuscenza
D’arisponneje: “Hai letto l’indurgenza
Fijjo, ch’er Zanto padre scià2 arricchito
Chi ppentito contrito e cconvertito
Diggiunerà pe’ ssanta penitenza?„.
Ma nun zò ccose da svejjatte er vommito?
Da pijjà un’arma, e a st’anime de cane
Fajje, pe’ ccristo, mozzicasse er gommito?3
Duncue, cuanno la sera a nnoi sce4 tocca
Sentì li fijji a ddomannacce5 er pane,
Che6 jje mettemo, un’indurgenza, in bocca?
Roma, 30 novembre 1832
- ↑ Ci andò.
- ↑ Ci ha.
- ↑ Fare altrui mordersi il gomito, vale: “prendere vendetta, farlo per dolore, prorompere in crudeli e difficili atti contro se stesso„.
- ↑ Ci.
- ↑ Dimandarci.
- ↑ Cosa. Pronunziata con vigore.
Note
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