Questo testo è stato riletto e controllato.
Questo testo fa parte della raccolta Teatro di Giovanni Verga (1912)

La caccia al Lupo          

bozzetto scenico.            

PERSONAGGI:

Lollo.

Mariangela.

Bellamà.


Casolare di pastori. Notte di vento e pioggia — vero
tempo da lupi. Si ode bussare ripetutamente all'uscio
d’ingresso, a sinistra.

Mariangela

(tutta sossopra, ancora mezzo discinta,
chiudendo in fretta l’uscio della cucina in fondo).

Vengo!... Vengo!... Sono in letto.... mi Vesto.... (Va infine ad aprire la porta, si trova faccia a faccia Lollo, grondante acqua, col fucile in mano e il viso torvo. Egli resta un momento fermo sulla soglia, guardando intorno cogli occhi inquieti e sospettosi. — Fuori l’ira di Dio. — La moglie, al vedersi dinanzi il marito a quell’ora insolita, con quel tempo, e con quella faccia, comincia a tremare come una foglia, ed ha appena il fiato di balbettare:) Che fu?... Che avvenne?... (Ma egli non risponde nemmeno “crepa „. — Uomo di poche chiacchiere, specie quando ha le lune a rovescio. Mastica sa lui che parole fra i denti, e seguita a cercare in ogni angolo cogli occhi torbidi. Il lume è sulla tavola; il letto bell’e rifatto; tanto di stanga all’uscio della cucina, in fondo, dove galli e galline, spaventati anch’essi pel temporale, di certo, fanno un gran schiamazzo — tanto che la povera donna si confonde sempre più, e non osa neppure guardare in faccia il marito.) Gesù! Che paura mi avete fatta!...

Lollo

(chiude bene l’uscio, prima di tutto, appende lo
scapolare a un chiodo e asciuga col fazzoletto
l’acciarino del fucile, borbottando).

Oh bella! ti fo anche paura?... tuo marito ti fa paura adesso?

Mariangela.

Con questo tempo! È accaduta qualche disgrazia nell’ovile? Perchè andate intorno con questo tempo?

Lollo

(girandolando di qua e di là, come un fantasma,
adagio adagio, strascicando le ciocie fradicie,
frugacchiando in ogni angolo col fucile in mano.
La moglie dietro, ansiosa).

Vo per le mie faccende. Fammi lume, laggiù, dietro il letto.... Ma che diavolo hai che tremi tutta? Non ti basta l’animo neppure di reggere il lume stasera?

Mariangela

(inquieta).

Ditemi che cercate?

Lollo.

Fammi lume, ti dico.

Mariangela.

Vedete, qui non c’è niente.

Lollo.

C’è, c’è.... Ci dev’essere.... Ecco. (Si china a raccattare un pezzetto di legno lungo poco più di un palmo.)

Mariangela.

Per questo siete venuto?

Lollo

(con un risolino ambiguo).

Per questo e per un’altra cosa.... Dev’essere là.... (indicando l’uscio della cucina in fondo) Certo ch’è là.... (S’avvia per aprire.)

Mariangela

(quasi perdendo la testa, buttandoglisi dinanzi,
colle braccia protese, pallida come un cencio.)

Ma che cercate?... Non me lo potete dire?

Lollo.

Certo.... Sicuro.... Perchè non dovrei dirtelo?...

Mariangela

(tutta tremante).

Ditemi che vi abbisogna.... Vi servo io.... Non sono vostra moglie?

Lollo.

Certo.... sei mia moglie.... Appunto.... Va avanti tu col lume.... Apri quell’uscio, Via.... (a un tratto salta su di lei, clic sta per lasciarsi cadere la lucerna e gliela toglie di mano) Ehi, Mariangela!... Vuoi lasciarmi al buio.... perchè non trovi nulla?...

Mariangela

(confusa, balbettando).

Con tanta legna che v’è lì dentro!... temo qualche disgrazia ad entrarvi col lume.... Ditemi quel che vi occorre, che forse potrò aiutarvi io stessa....

Lollo

(dopo aver esitato un momento).

Ecco.... cerco una funicella, per legarla in capo a questo legnetto qui.

Mariangela.

Volete i legacci del mio grembiule? Vi servono?

Lollo

(ridendo).

Sì, coi legacci delle donne si lega anche il diavolo!... (Posa il lume sulla tavola, appoggia il fucile alla parete, e siede liì accanto sulla scranna, curvo, a gambe larghe, colle mani ciondoloni fra le coscie, senza dir altro. Mariangela si toglie il grembiule e glielo dà; egli lo spinge in là, sulla tavola, accanto al regoletto di legno. La moglie intanto gli mette dinanzi pane, vino, formaggio, e la pipa carica anche, che non sa più quel che si faccia in quel turbamento.) A che pensi? Dove hai la testa? Una cosa alla volta, bestia! (Cava il coltello da tasca, l’apre e comincia a mangiare lentamente, colle spalle al muro e il naso sulla grazia di Dio. Di tanto in tanto alza il capo e volge all’uscio della cucina un’occhiata che la moglie segue ansiosa.) S’è visto. Bellamà?

Mariangela

(si lascia cadere la roba di mano,
mentre sta servendolo, e balbetta).

No.... Perchè?... Non s’è visto....

(Lollo brontola qualcosa d’indistinto fra i denti e si mesce da bere.)

Mariangela.

Ma perchè?... Che c’entra ora Bellamà?

Lollo

(si asciuga la bocca colla mano e la guarda come non avesse udito, con quegli occhi spenti che non dicono nulla, accendendo la pipa tranquillamente: tanto che la povera donna si smarrisce sempre più, e a un tratto gli cade ginocchioni dinanzi, per slacciargli le ciocie fradicie. Egli la respinge col piede, borbottando):

Che fai adesso?

Mariangela.

Voglio asciugarvi i piedi.... Siete tutto bagnato....

Lollo.

Lascia stare. Torno ad uscire.

Mariangela

(tirando un sospirone, rianimata.

Ah!... Avete da fare?...

Lollo

(alza il capo, e la fissa prima un istante.
Poi con un sorriso ironico).

Sicuro. Vado al festino.

(E seguita a fumare sputacchiando di qua e di là.)

Mariangela

(sparecchia in silenzio colle mani tremanti. A un tratto borbotta).

Dite certe cose, stasera!... con una certa faccia!...

Lollo.

Dico che ho da fare.... coi Musarra.... Mi aspettano qui accanto.... Dobbiamo prendere un lupo stanotte.

Mariangela.

Un lupo?...

Lollo.

Sì, tanto tempo che gli facciamo la posta! Gli ho teso la trappola.... una trappola sicura.... Vedi, come uno che fosse preso qui dentro, che neanche il diavolo lo salverebbe.... Ed ora c’è caduto! Ecco, mentre ti parlo non vorrei essere nella sua pelle!

(Mariangela istintivamente volge prima ansiosa un’occhiata all’uscio di fondo, e poi al marito che non la guarda neppure, chino sulla pipa, assaporandola, quasi assaporasse già il piacere di cogliere il lupo. Scroscio di tuono — un lampo illumina vivamente la scena.)

Mariangela

(segnandosi).

Che notte, Gesù mio!

Lollo.

Questo è il tempo che ogni mala bestia va intorno a far delle sue. Ma stavolta ci lascia la pelle, te lo dice compare Lollo!... (afferra lo schioppo a un rumore che si ode all’improvviso dietro l’uscio in fondo). Ehi là!

Mariangela

(più morta che viva).

Saranno le galline.... che le ho chiuse in cucina.... pel temporale che faceva....

Lollo.

Avranno paura anch’esse.... come te. Guarda, sei pallida! (le mesce del vino) Bevi un dito di vino.

Mariangela.

No. Ho lo stomaco chiuso per cent’anni.

Lollo.

Allora lo bevo io.

(Beve, poi si mette a tagliare il regoletto di legno col coltello da tasca, soffiando e fischiettando, tutto intento al suo lavoro, legando il legaccio a una delle estremità del legnetto.)

Mariangela

(fingendo di stare a vedere attentamente per nascondere la sua inquietudine, coi gomiti sulla tavola e il mento fra le mani, guardandolo fisso fisso, cercando di leggergli nel viso impenetrabile).

E questo che state facendo che cos’è?

Lollo

(senza guardarla, continuando a soffiare e a fischiettare).

Questo?... Che è questo?... Questo è il biscotto per chiudere la bocca al lupo.... Ce ne vorrebbe un altro anche per te, ce ne vorrebbe.... Ah, ah! Ridi adesso?... T’è tornato il rossetto in viso?... Voi altre donne avete sette spiriti, come i gatti.... (tira forte il legaccio per provarlo) Non si romperà nel meglio poi questo qui?... No, è forte il tuo legame! (Mariangela seguita a fissarlo in viso, per indovinare che ci covi sotto quel ghigno; gli si struscia addosso, proprio come una gatta, col seno palpitante, e il sorriso pallido in bocca) Sta ferma, sta ferma adesso che fai cadere la lucerna.... L’olio porta disgrazia....

Mariangela

(prorompe, quasi piangendo).

Sì, che porta disgrazia! Ma che avete stasera?... Parlate, in nome di Dio!

Lollo.

Niente ho. Tu cosa mi vedi?

Mariangela.

Vedo che l’avete con me.... senza motivo!

Lollo.

To! to! Ecco che vai in collera ora! Le sai tutte, le sai!

Mariangela.

Come fossi una bimba!... Mi contate la storia del lupo!...

Lollo.

Storia?... vedrai! E vero come è vero Iddio!... Ti divertirai anche tu, quando l’avremo preso!...

Mariangela.

Oh!... no!... Io no!...

Lollo.

Perchè? Non sei mia moglie?

Mariangela

(imbarazzata, colle lagrime agli occhi e facendo
quasi per prendergli la mano senza osarlo).

Sì!... Vostra moglie.... che vi vuol tanto bene!...

Lollo.

Bene. E il danno che si fa a me non lo fanno a te pure?

Mariangela

(timidamente).

Voi siete il padrone.... (accennando col capo) Il mio padrone siete!...

Lollo.

Lasciami fare dunque, non aver paura.

Mariangela.

Ho paura per voi, che non ho altro al mondo!...

Lollo.

Oh, per me non temere, che alla mia pelle ci penso io!... Ci vorrebbe questa anche!... Avere il danno e le beffe anche?... Ah no! Ho trovato dei compagni che mi daranno una mano.... (ridendo) Anzi lo faccio prendere colle loro mani.... È una bestia cattiva, sai!... che morde, quand’è messa colle spalle al muro!... Voglio fargli la festa a modo mio, senza arrischiarci la mia pelle.

Mariangela.

Che cuore dovete avere!

Lollo.

E la bile che ci ho messo dentro non la conti?... (Fosse il vinetto che gli scioglie la lingua, o provasse gusto a rimasticare pian piano la bile che deve averci in corpo — oppure volesse contar proprio la storia del lupo a sua moglie, per chetarla, continua a ciarlare come una gazza, grattandosi il mento rugoso, appisolandosi quasi sulla scranna.) Vuoi sapere come si fa?... Ecco, si scava una bella buca fonda, nascosta sotto i rami secchi, gli si prepara il suo belletto sprimacciato di frasche e foglie in fondo alla trappola, e dentro vi si mette un’agnella per attirarlo.... Lui se ne viene come a nozze, al sentire la carne fresca.... Col muso al vento, se ne viene! e gli occhi lucenti di voglia!... Ma appena cade nel trabocchetto poi non la tocca neppure, l’agnella, che ha altro da pensare....

Mariangela

(sospettosa, scrutandolo sempre in viso cogli occhi sorridenti per nascondergli il turbamento interno, accennando al regoletto di legno).

E cosa gli fate con quello?

Lollo.

Questo gli si caccia in bocca, perchè non morda. Uno glielo cala nella buca, e appena il lupo l’addenta, un altro, lesto, gli passa il legaccio dietro le orecchie, e glielo ferma all’altro capo del bavaglio.... Poi viene il meglio

(Il turbine in quel momento sembra portarsi via la casupola. — S’ode uno scompiglio in cucina. — Una ventata soffia sul lume e lo spegne.)


Mariangela

(strillando, per maggior confusione,
e brancolando verso l’uscio in fondo).

Santa Barbara!... Santa Barbara! Aspettate.... Cerco gli zolfanelli.... Dove siete adesso?...

Lollo

(ch’è saltato all’uscio a sinistra,
collo schioppo in mano, minaccioso).

Ferma! Sta zitta! Non ti muovere, sai! (si dà a battere l’acciarino, verde come lo zolfanello che ha in mano, e accende il lume). chetati, chetati, non fare tanto chiasso per niente.... (Va a staccare lo scapolare dal chiodo.)

Mariangela.

Ve ne andate?

Lollo.

Lo vedi.

Mariangela.

Tornerete presto?

Lollo.

Perchè vuoi sapere se torno presto o tardi?

Mariangela.

Così.... per aspettarvi.... per aspettarvi alzata....

Lollo.

No, va a coricarti. Eri già a letto quando son venuto.

Mariangela

(imbarazzata).

Io?...

Lollo.

L’hai detto tu stessa. Torna a letto dunque, e raccomàndati a Dio, senza aver paura di niente, che chi è in grazia di Dio non ha paura di niente. Tanto, non posso dirtelo se torno presto o tardi.

Mariangela.

Io male non ne ho fatto.

Lollo

Meglio: male non fare paura non avere. (Prende la chiave dal cassetto della tavola.)

Mariangela.

Che mi chiudete a chiave anche?

Lollo.

Sì, per non farti alzare di nuovo, quando torno.

Mariangela

(smarrita, buttandogli le braccia al collo).

No!... No!...

Lollo.

Ora cosa vuol dire?

Mariangela

(stringendosi a lui, carezzevole).

Non mi lasciate!... Non mi lasciate così!... Ho paura!... Venite a letto piuttosto.... con questo freddo!... sentite?...

Lollo.

A letto?... No.... No.... grazie tante!... Prima.... No! a letto, no!... Chi dorme non piglia pesci....

Mariangela.

Non ve ne importa più di me?... Non vi fanno più nulla le mie parole?... Mi vedete in che stato sono?

Lollo.

Ti vedo, sì, ti vedo, ma ora devo andarmene. Mi aspettano i Musarra, padre e figlio, qui accanto.... Sai, il figlio Musarra, che chiamano il matto perchè sua moglie gli è fuggita con Bellamà, quello che fa il gallo colle donne altrui.... Lo sai anche tu.

Mariangela

(confusa, balbettando).

Io?...

Lollo.

Sì, lo sai. Poi, quando fu sazio, Bellamà piantò la moglie di Musarra in mezzo alla strada, povera e pazza davvero, lei!... chè suo marito almeno, quando si sarà lavata la faccia nel sangue di quell’altro....

Mariangela.

Gesù!... Gesù!

Lollo.

Ah Gesù? Avere una donna ch’è tutto per un poveruomo.... e tenerla in palma di mano.... e darle il sangue e la pelle perchè se ne faccia scarpe.... e vedersi poi cambiare pel primo che la vuole!... Ma lasciami stare. Che vuoi?

Mariangela

(supplichevole, a mani giunte, colla voce rotta).

Compare Lollo!...

Lollo

(duro).

Che vuoi? via, dillo!

Mariangela.

Compare Lollo!... Guardatemi in faccia!... (si butta ginocchioni ai suoi piedi e cerca d’afferrargli la mano) Lasciatevi baciare la mano.... come Gesù misericordioso!

Lollo

(svincolandosi).

Quante tenerezze stasera! Hai le lagrime in tasca. Lasciami andare, via! (Appena apre l’uscio Mariangela cerca di svignarsela. Egli l'afferra per un braccio, e la ricaccia bruscamente dentro.) Ehi! Dove vai? Tu aspettami qui! (Esce e chiude l’uscio a chiave di fuori.)

Mariangela

(colle mani nei capelli).

Perchè?... Che sarà?... Vergine Maria!...

Bellamà

(pallido e inquieto fa capolino dall'uscio in fondo, poi attraversa in punta di piedi la scena, dicendo sottovoce a Mariangela nel passarle accanto).

Addio, addio.

Mariangela

(sgomenta e corrucciata).

Così mi lasci anche tu?

Bellamà

(tentando di aprire).

Eh, cara mia! Non è il momento delle paroline dolci, adesso! Tuo marito può tornare da un momento all’altro! (scuotendo inutilmente l’uscio) Diavolo d’una porta!...

Mariangela.

È chiusa a chiave, di fuori!

Bellamà.

Oh!... questa, ora!...

Mariangela.

Ci ha chiusi a chiave!... lui!...

Bellamà

(inquieto)

Perchè? Cos’ha detto? Di là non si ode bene....

Mariangela.

Diceva tante cose!... con una faccia!... Dio mio!...

Bellamà

(dapprima vuol fare il bravo, tirando su i calzoni, incrocicchiando le braccia sul petto, borbottando)

Zitta!... son qua io!... Non temere!.... (Poi, tutt’a un tratto, fosse il naturale suo proprio che la vince, o il nervoso che gli mette addosso il va e vieni della donna, la quale sembra proprio una bestia colla in trappola, scappa a correre all’impazzata di qua e di là, in punta di piedi, pallido e stralunato, tentando di nuovo la porta e l’inferriata della finestra a destra) Di qua non si esce neppure!... Adesso come si fa?

Mariangela.

Non so! Non so! Ho paura!...

Bellamà

(correndo a lei, concitato, afferrandole le mani
e scuotendogliele).

Paura? Di che hai paura, di’?!

Mariangela.

Di lui!... Di mio marito!... Non l’ho mai visto così!

Bellamà.

Parla! Spiègati, per l’amor di Dio!

Mariangela

(lasciandosi cadere sulla scranna,
più morta che viva)

Ho le gambe rotte!... Non mi reggo più!

Bellamà

(furioso, reggendola).

Quest’altra ora! Non mi far la stupida!

Mariangela.

Mariano! Mariano mio!

Bellamà

(scuotendola brutalmente).

Parla! Spiegati, accidente!

Mariangela

(buttandosi sulla tavola, col capo fra le mani).

Mio marito sa tutto!... È venuto apposta, per sorprenderci!

Bellamà

(agitato).

No.... Non può essere.... Nessuno m’ha visto, al buio....

Mariangela

(cogli occhi scintillanti).

Gliel’ho letto in faccia.... Certo certissimo!... Cercava da per tutto, col fucile in mano!....

Bellamà.

Ma non mi ha trovato.... È tornato ad andarsene senza avermi visto....

Mariangela.

Allora perchè ha chiuso a chiave?

Bellamà

(tornando inquieto).

Perchè? (cercando di farsi animo, ripete) Ma allora perchè se n’è andato?

Mariangela.

Diceva che l’aspettano.... Che danno la caccia al lupo stanotte....

Bellamà.

Al lupo?... Sarà benissimo.... Allora io che c’entro?

Mariangela.

Ora diceva una cosa, ora ne diceva un’altra.... Parlava come quello della mala ventura! E poi ci ha chiusi dentro!

Bellamà

(guardando intorno ansioso, quasi in cerca di scampo).

Diavolo!... È vero anche questo!

Mariangela.

Ci ha chiusi dentro come il lupo in trappola. Poi quando torna....

Bellamà

(vivamente).

Quando torna? Quando?

Mariangela.

Non so, non volle dirmelo.

Bellamà.

Non sai mai nulla, tu!

Mariangela.

Quando torna ci fa la festa!

Bellamà.

Eh?...

Mariangela

(colle mani nei capelli).

Abbiamo la morte sul collo, tu ed io!

Bellamà.

Non mi fare la iettatura, anche!

Mariangela

(abbracciandolo, piangendo).

Mariano! Mariano mio! Non ho che te al mondo!

Bellamà.

Sì, ma lasciami ora!...

Mariangela.

Tu mi difenderai! Hai detto tante volte che facevi qualunque cosa per la tua Mariangela!...

Bellamà.

Non ho neanche un temperino addosso....

Mariangela

(col viso nel grembiule, piangendo).

Vedi cosa ho fatto per te?...

Bellamà.

M’hai messo in un bell’imbroglio!

Mariangela.

Io? Io?

Bellamà.

Chi dunque? Via, non perdiamo tempo in chiacchiere. Pensiamo ad uscir d’imbroglio, piuttosto. Forse è vero che danno la caccia al lupo.... E allora abbiamo tempo sino a domani.

Mariangela.

Magari Dio!... Ci aiutassero le Anime Sante!...

Bellamà

(alquanto rincorato lui pure).

Non temere, t’ho detto!... sono qua io!...

Mariangela.

Ma verrà coi Musarra!... Dànno la caccia al lupo anche loro.

Bellamà

(spaventato).

Eh? Chi hai detto? Eh?

Mariangela.

Sì, i Musarra, padre e figlio..,.

Bellamà

(scappa come un pazzo, senza darle più retta, in cerca di scampo. A un tratto, come colto da un’idea, mette una scranna sul letto e fa per arrampicarvisi).

Di qua.... Se ci arrivo!... se posso arrampicarmi sino al tetto!... Sfondo le tegole, com’è vero Dio! Tu reggimi questa scranna.

Mariangela.

Ed io come resto?

Bellamà

(in piedi, sul letto, concitatissimo).

La storia del lupo può farla bere a te che sei una sciocca, tuo marito!...

Mariangela.

Ed io?.... quando mio marito vede che sei fuggito dal tetto?

Bellamà

(facendo sforzi disperati per arrivare al tetto).

Si è messo d’accordo coi Musarra perchè ce l’hanno con me anche loro!

Mariangela

(esasperata).

Lo so! A causa della moglie di compare Nelli Musarra.... scomunicato che siete!

Bellamà

(agitatissimo).

M’importa assai della moglie di Musarra adesso!... Fammi anche la gelosa in questo momento!...

Mariangela

(eccitata anche lei).

Pensi solo alla tua pelle tu!...

Bellamà

(furioso).

Alla mia pelle!... Sissignora!... M’hai fatto cadere in trappola!...

Mariangela

(tirandolo per una gamba).

E mi lasci sola.... colla morte sul collo!...

Bellamà

(dandole un calcio).

Lasciami andare, maledetta!

Mariangela

(esasperata, facendolo cadere giù dalla scranna).

Maledetto tu! Tutto maledetto, che mi hai rovinata!

Bellamà

(brandendo la scranna furioso sul capo di lei).

Ti faccio la festa! Com’è vero Dio, ti faccio la festa, prima di tuo marito!

Mariangela.

Doveva cogliermi un accidente quando mi siete venuto fra i piedi! Doveva venirmi una febbre maligna!

Bellamà.

Meglio sarebbe stato!

Mariangela.

A causa vostra!... M’avete rovinata come la moglie di Musarra, scellerato!

Bellamà.

Adesso mi rinfacci la moglie di Musarra? Quando mi correvi dietro per farmela lasciare, no!

Mariangela.

Io vi correvo dietro, scomunicato?

Bellamà.

Tu, sfacciata! Ti mettevi sulla porta, e mi ridevi!... Con un marito che non te lo meritavi, e lo cambiavi pel primo che passava!...

Mariangela

(udendo metter la chiave nell’uscio di fuori,
si mette a strillare).

Aiuto! Aiuto!

Bellamà

(afferrandola alla gola)

Taci, maledetta!... Ti strozzo!...

Mariangela

(dibattendosi, mordendogli le mani).

Aiuto!... Cristiani!...

Bellamà

(udendo aprir l’uscio scappa a
rifugiarsi nello stanzino in fondo, imprecando).

Maledetta!... Maledetta!...

Mariangela

(al marito che appare sulla soglia, guardingo,
e col fucile spianato).

Aiuto! C’è un uomo! lì dentro!... Mentre stavo spogliandomi!...

Lollo

(chiamando i Musarra di fuori).

Musarra! Compare Neli!... È qui quello che andate cercando....

Cala la tela

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