< La clemenza di Tito
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Atto terzo

LICENZA

Non crederlo, signor; te non pretesi

ritrarre in Tito. Il rispettoso ingegno
sa le sue forze appieno,
né a questo segno io gli rallento il freno.
Veggo ben che ciascuno
ti riconobbe in lui. So che tu stesso
quegli affetti clementi,
che in sen Tito sentiva, in sen ti senti.
Ma, Cesare, è mia colpa
la conoscenza altrui?
è colpa mia che tu somigli a lui?
Ah! vieta, invitto Augusto,
se le immagini tue mirar non vuoi,
vieta alle muse il rammentar gli eroi.
               Sempre l’istesso aspetto
          ha la virtú verace;
          benché in diverso petto,
          diversa mai non è.
               E ogni virtú piú bella
          se in te, signor, s’aduna,
          come ritrarne alcuna,
          che non somigli a te?

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