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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1837
LA COMMARE
Indove? Ah sta commare, sta commare!...
Giudizzio, veh! bbadamo a nnoi, sor coso,
Perchè ccommare è un c ppiricoloso,
E ppò ssuccede1 quarche bbrutt’affare.
Ggià cco ttutte ste visite, me pare
De vede storce e mmasticà2 lo sposo;3
E nun vorrìa,4 si5 ddiventa ggeloso,
Che cciannàssi6 per aria er zor compare.
Lanzi bbalordi:7 se pò èsse8 amico
Senza tanti ronneggi9 e ssenza tanti...
Abbasta, so bbe’ io cosa me dico.
Sì, er zan Giuvanni,10 sì: ma ssai che ssanti11
Che ssemo noi? Dunque nun zerve un fico
Che mme te bbutti co’ le man’avanti.12
3 gennaio 1837
- ↑ Succedere.
- ↑ Storcere, masticare, fare mal viso, brusca cera.
- ↑ Pronunzia la o stretta.
- ↑ Vorrei.
- ↑ Se.
- ↑ Ci andasse.
- ↑ Scuse magre, affettata semplicità.
- ↑ Si può essere.
- ↑ Ronneggi, giri in volta.
- ↑ Il san Giovanni: il comparatico.
- ↑ “Semplici„, in senso ironico.
- ↑ Buttarsi colle mani avanti per non cadere indietro: proverbio che vale: “addurre scuse troppo sollecite e inopportune.„
Note
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