< La forza dell'animo (1828)
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Sezione 5 Conclusione


VI.

Delle conseguenze di questa abitudine
del respirare colla bocca chiusa.

L’immediata conseguenza n’è, che continua puranco nel sonno, e che per conseguenza mi desto quasi spaventato, subito che respiro colla bocca; dal che riluce che il sonno, ed il sogno con esso, non è una totale assenza dallo stato desto, per non ammetter pure un’attenzione che s’immischi sulla propria situazione in quello stato, locchè si può anco desumere da ciò, che quelli, i quali si proposero la sera di alzarsi nella mattina susseguente più di buon’ora, si risvegliano pure più di buon’ora; probabilmente vennero destati dagli orologi di città, che hanno dovuto udire e cui avranno prestata attenzione anco nel sonno.

L’immediata conseguenza di questa lodevole abitudine si è che l’involontaria sforzata tosse (non l’espettorazione) ne venga in ambi gli stati impedita, e quindi una malattia, colla sola forza del proponimento. Anzi ho trovato, che essendo attaccato subitaneamente, dopo andato a letto e spento il lume, da una forte sete, invece di alzarmi e cercare al bujo nell’altra stanza il vaso d’acqua, mi corse alla mente di fare col petto innalzato vari e forti respiri e bevere, per così dire, l’aria dal naso, per cui la sete ne fu spenta in pochi minuti secondi. Era questo un morboso stimolo distrutto da un controstimolo.

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