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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834
LA LAVANNA
St’anno che la lavanna1 è stata in Chiesa
De san Pietro, all’artar de san Proscesso,2
Sò vvorzuto annà3 a vvede4 da mestesso
S’era in ner modo che ss’è ssempre intesa.
Oh bbe’, Fficona, te saressi cresa5
Che li Papi arrivassino6 a st’accesso7
De fà ttredisci Apostoli? E ’r permesso
Chi jje l’ha ddato de fà a Ddio st’offesa?
L’Apostoli de Cristo in ner Cenacolo
Nun hanno mai passato la duzzina,
E mmó er Papa vò ffà st’antro miracolo!
Tredisci! oh gguarda llì! ttredisci un cavolo!
Nun z’aricorda8 er Papa che, pper dina,
Quer zu’ tredisci è er nummero der diavolo?9
4 aprile 1834
- ↑ Lavanda.
- ↑ In questo anno 1834, il sommo Pontefice ha per la prima volta fatto la lavanda a’ pellegrini, preti, nella Chiesa del Vaticano, per dare più sfogo alla divozione degli Inglesi ed altri fedeli accorsi a Roma con istraordinaria affluenza. La funzione ebbe luogo presso l’altare dei SS. Processo e Martiniano. Il primo è veramente il santo del secolo.
- ↑ Sono voluto, per “ho voluto.„
- ↑ Andare a vedere.
- ↑ Ti saresti creduta: avresti creduto.
- ↑ Arrivassero.
- ↑ Eccesso.
- ↑ Non si ricorda.
- ↑ È tanto vero che il numero tredici appartiene di diritto al gran Nimico, che niuno saprebbe indurre i nostri popolani a porsi a tavola in tanti. Circa poi al rito dei tredici Apostoli, è da sapere che sotto Gregorio X, al principiare della funzione, si trovò un pellegrino di più. Era un Angelo viaggiatore, che fattisi lavare i piedi, pranzò coi compagni di carne e d’ossa e poi andò pel suo viaggio.
Note
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