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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LA LOGGIA
Ecco. Lui me chiamò, ddisce:1 “Miscelle,2
Accetté muà una loggia pe’ sta sera„;
E io che sso che a cchi cconta bbajocchelle
Je ggireno le scigne3 a la testiera,
Credenno che vvolessi er zor Tullera4
Magnà lli fichi ar lume de le stelle,
Je prese ar cuinto piano una lendiera
Lì da strada-Felisce a le Zucchelle.5
Che vvôi! Come se trova su la loggia,
Hai visto ma’ un demonio scatenato?
Me misura un cazzotto e mme l’appoggia.
Chiese6 una loggia? io lo portai sur tetto.
Chi vvò annà a la commedia, si’ ammazzato,
Ecco com’ha da dì: “Ccrompa un parchetto„.7
Roma, 14 novembre 1832
- ↑ Dice.
- ↑ Michel, ecc.
- ↑ Cigne, per “cinghie„.
- ↑ Nome di scherno.
- ↑ Due contrade, la seconda delle quali mette capo sulla prima.
- ↑ Dimandò.
- ↑ Compera un palchetto.
Note
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