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Niccolò Machiavelli - La mandragola (1518)
Atto secondo
Scena sesta
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SCENA SESTA.
- Ligurio
- El dottore fia facile a persuadere; la difficultà fia la donna, ed a questo non ci mancherà modo.
- Callimaco
- Avete voi il segno?
- Nicia
- E’ l’ha Siro, sotto.
- Callimaco
- Dallo quà. Oh! questo segno mostra debilità di rene.
- Nicia
- Ei mi par torbidiccio; eppur l’ha fatto ora ora.
- Callimaco
- Non ve ne maravigliate. Nam mulieris urinae sunt semper maioris grossitiei et albedinis, et minoris pulchritudinis quam virorum. Huius autem, inter caetera, causa est amplitudo canalium, mixtio eorum quae ex matrice exeunt cum urinis.
- Nicia
- Oh! uh! potta di san Puccio! Costui mi raffinisce in tralle mani; guarda come ragiona bene di queste cose!
- Callimaco
- Io ho paura che costei non sia, la notte, mal coperta, e per questo fa l’orina cruda.
- Nicia
- Ella tien pure adosso un buon coltrone; ma la sta quattro ore ginocchioni ad infilzar paternostri, innanzi che la se ne venghi al letto, ed è una bestia a patir freddo.
- Callimaco
- Infine, dottore, o voi avete fede in me, o no; o io vi ho ad insegnare un rimedio certo, o no. Io, per me, il rimedio vi darò. Se voi avrete fede in me, voi lo piglierete; e se, oggi ad uno anno, la vostra donna non ha un suo figliolo in braccio, io voglio avervi a donare duemila ducati.
- Nicia
- Dite pure, chè io son per farvi onore di tutto, e per credervi più che al mio confessore.
- Callimaco
- Voi avete ad intender questo, che non è cosa più certa ad ingravidare una donna che dargli bere una pozione fatta di mandragola. Questa è una cosa esperimentata da me dua paia di volte, e trovata sempre vera; e, se non era questo, la reina di Francia sarebbe sterile, ed infinite altre principesse di quello stato.
- Nicia
- E’ egli possibile?
- Callimaco
- Egli è come io vi dico. E la Fortuna vi ha intanto voluto bene, che io ho condutto qui meco tutte quelle cose che in quella pozione si mettono, e potete averla a vostra posta.
- Nicia
- Quando l’arebbe ella a pigliare?
- Callimaco
- Questa sera dopo cena, perchè la luna è ben disposta, ed il tempo non può essere più appropriato.
- Nicia
- Cotesto non fia molto gran cosa. Ordinatela in ogni modo: io gliene farò pigliare.
- Callimaco
- E’ bisogna ora pensare a questo: che quello uomo che ha prima a fare seco, presa che l’ha, cotesta pozione, muore infra otto giorni, e non lo camperebbe il mondo.
- Nicia
- Cacasangue!. Io non voglio cotesta suzzacchera! A me non l’apiccherai tu! Voi mi avete concio bene!
- Callimaco
- State saldo, e’ ci è rimedio.
- Nicia
- Quale?
- Callimaco
- Fare dormire subito con lei un altro che tiri, standosi seco una notte, a se tutta quella infezione della mandragola: dipoi vi iacerete voi senza pericolo.
- Nicia
- Io non vo’ far cotesto.
- Callimaco
- Perchè?
- Nicia
- Perchè io non vo’ fare la mia donna femmina e me becco.
- Callimaco
- Che dite voi, dottore? Oh! io non vi ho per savio come io credetti. Sì che voi dubitate di fare quel lo che ha fatto il re di Francia e tanti signori quanti sono là?
- Nicia
- Chi volete voi che io truovi che facci cotesta pazzia? Se io gliene dico, e’ non vorrà; se io non gliene dico, io lo tradisco, ed è caso da Otto: io non ci voglio capitare sotto male.
- Callimaco
- Se non vi dà briga altro che cotesto, lasciatene la cura a me.
- Nicia
- Come si farà?
- Callimaco
- Dirovelo: io vi darò la pozione questa sera dopo cena; voi gliene darete bere e, súbito, la metterete nel letto, che fieno circa a quattro ore di notte. Dipoi ci travestiremo, voi, Ligurio, Siro ed io, e andrencene cercando in Mercato Nuovo, in Mercato Vecchio, per questi canti; ed el primo garzonaccio che noi troviamo scioperato lo imbavagliereno, ed a suon di mazzate lo condurreno in casa ed in camera vostra al buio. Quivi lo mettereno nel letto, direngli quel che gli abbia a fare, non ci fia difficultà veruna. Dipoi, la mattina, ne manderete colui innanzi dì, farete lavare la vostra donna, starete con lei a vostro piacere e sanza periculo.
- Nicia
- Io sono contento, poichè tu dì, che Re e Principi e Signori hanno tenuto questo modo. Ma sopratutto, che non si sappia, per amore degli Otto!
- Callimaco
- Chi volete voi che lo dica?
- Nicia
- Una fatica ci resta, e d’importanza.
- Callimaco
- Quale?
- Nicia
- Farne contenta mogliama, a che io non credo che la si disponga mai.
- Callimaco
- Voi dite el vero. Ma io non vorrei innanzi essere marito, se io non la disponessi a fare a mio modo.
- Ligurio
- Io ho pensato el rimedio.
- Nicia
- Come?
- Ligurio
- Per via del confessore.
- Callimaco
- Chi disporrà el confessore, tu?
- Ligurio
- Io, e danari, la cattività nostra, loro.
- Nicia
- Io dubito, non che altro, che per mie detto la non voglia ire a parlare al confessore.
- Ligurio
- Ed anche a cotesto è rimedio.
- Callimaco
- Dimmi.
- Ligurio
- Farvela condurre alla madre.
- Nicia
- La le presta fede.
- Ligurio
- Ed io so che la madre è della opinione nostra. Orsú! avanziam tempo, chè si fa sera. Vatti, Callimaco, a spasso, e fa’ che alle ventitrè ore noi ti ritroviamo in casa con la pozione ad ordine. Noi n’andreno a casa la madre, el dottore ed io, a disporla, perchè è mia nota. Poi n’andreno al frate, e vi raguagliereno di quello che noi aren fatto.
- Callimaco
- Deh! non mi lasciar solo.
- Ligurio
- Tu mi pari cotto.
- Callimaco
- Dove vuoi tu ch’io vadi ora?
- Ligurio
- Di là, di qua, per questa via, per quell’altra: egli è sì grande Firenze!
- Callimaco
- Io son morto.
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