Questo testo è incompleto.
La serva nòva Quinto, perdonà l'offese
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

LA POVERA TERRESA

     Ar véde1 una racchietta2 accusì bbella
De ventun anno e mmanco3 bben compito
Piaggne4 tanto la morte der marito
Che gguasi5 lla lassò mmezza zitella,

     Io che, nnun fo ppe’ ddì,6 ssò7 un’animella8
Me sentii tutto quanto intenerito,
E mme messe9 a studià cquarche ppartito
C’arilegrassi10 un po’ sta vedovella.

     In poco tempo a ffuria de conforti
Perzuasi la povera Terresa
Che ssò mejjo li vivi de li morti.

     Ecco spiegati li mi’ gran dilitti.
Semo arrivati a un tempo che la Cchiesa
Condanna puro11 er conzolà ll’affritti!12

27 giugno 1834

  1. Al vedere.
  2. Giovanetta fresca e ben disposta.
  3. Nemmeno.
  4. Piangere.
  5. Quasi.
  6. Non fo per dire.
  7. Sono.
  8. Di cuor tenero.
  9. Mi misi.
  10. Che rallegrasse.
  11. Pure.
  12. La quarta opera di misericordia spirituale.

Note

    Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.