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Traduzione dal latino di Francesco Leopoldo Zelli Jacobuzi (1902)
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Dei Settimanarii di Cucina.
CAP. 35.°
I fratelli si hanno da prestar
servizio l’un l’altro, in modo che niuno
sia scusato dai servizii della cucina, se
non per malattia, o per essere
occupati in cosa di più rilevante utilità:
poichè da ciò si ottiene maggior
profitto ed esercizio di carità. Ai deboli
però, affinchè la fatica soverchia non
li rattristi, si procaccino compagni,
secondo il numero della comunità, e
secondo la postura dei luogo. Se la
comunità è grande, il Cellerario sia
dispensato dal servizio di cucina; e
così anche coloro che fossero occupati
(come già dicemmo) in cose di più
rilevante utilità. Tutti gli altri si
rendano servizio a vicenda, per amore
della carità.
Colui ch’esce di settimana, il sabbato rimondi tutto. Lavi i panni coi quali i fratelli si asciugano mani e piedi. E tanto lui che esce, quanto chi entra di settimana, lavino i piedi a tutti. Riconsegnino al Cellerario i vasi del loro ufficio sani e mondi. E il Cellerario similmente li consegni a colui che entra, per conoscere quel che dà, e quel che riceve.
I Settimanarii poi, un’ora prima della refezione, prendano un po’ di vino e di pane, oltre lo stabilito; affinchè all’ora della refezione possano servire ai loro fratelli senza mormorazione o grave fatica. Nei giorni solenni però aspettino sino alle fine della Messa. Gli Eddomadarii che entrano ovvero escono di settimana, la Domenica, dopo l’Ufficio del mattino, s’inginocchino dinanzi a tutti, nell’Oratorio, chiedendo che si preghi per loro. Quelli che escono di settimana dicano questo verso: Benedictius es, Domine Deus, qui adjuvisti me, et consolatus es me. — E detto che l’abbiano tre volte, ricevano la benedizione. Venga appresso colui che entra, o dica: Deus in adjutorium meum intende; Domine, ad adjuvandum me festina. — E il medesimo tre volte si ripeta da tutti: e poi, ricevuta la benedizione, entri in ufficio.