< La regola di san Benedetto
Questo testo è stato riletto e controllato.
Della misura del cibo. CAP. 39.°
Capitolo 38 Capitolo 40

Della misura del cibo.

CAP. 39.°


Crediamo che due vivande cotte bastino alla refezione quotidiana in ogni dì, sì di Sesta come di Nona, e ciò per la diversità dei temperamenti: onde se per avventura alcuno non potesse mangiare dell’una, si ristori coll’altra. Adunque due vivande cotte bastino a tutti i fratelli. E se si potessero avere pomi o legumi, se ne aggiunga una terza. Una libbra pesata di pane basti ogni giorno a ciascuno, o che vi sia una sola refezione, o che due, cioè del pranzo e della cena. Quando si abbia a cenare, il Cellerario ritenga una terza parte di essa libbra di pane, per darla all’ora di cena.

Che se per caso si fosse fatta più grande fatica del consueto, sarà in arbitrio e potestá dell’Abbate aggiungere qualche cosa, se sia espediente, purchè sempre si scansi lo stravizio, e non mai il monaco sia preso da indigestione. Perciocchè non vi è cosa più contraria a ogni buon cristiano, che lo stravizio, siccome dice il nostro Signore: Guardate che non si aggravino i vostri sentimenti per lo stravizio.

Ai fanciulli poi di minore età non diasi la stessa quantità, ma più piccola che agli adulti, conservando sempre la parsimonia. Dalle carni dei quadrupedi però tutti assolutamente si astengano, salvo solamente i deboli e gl’infermi.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.