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LA VENDETTA.
Là nel castello, sovresso il lago,
Un infelice spirto dimora,
Che ogni anno appare, dogliosa immago,
La notte stessa, nella stess’ora,
5La notte e l’ora che si morì.
Antica storia narra così.
Da me nè un bacio non sperar mai!
Agnese al conte dicea secura.
Ben tu la vita tormi potrai,
10Da che m’hai schiava tra queste mura.
Tanto l’inerme donzella ardì!
Antica storia narra così.
Sognando spesso chi diale aiuto
Dalla finestra pel lago mira,
15E intuona un canto sovra il liuto
Che dolce intorno mestizia spira
Mentre tramonta languido il dì.
Antica storia narra così.
È mezza notte; tutto si giace.
20Dietro le nubi passa la luna;
Un grido s’ode, splende una face,
Poi non s’ascolta più voce alcuna;
La face anch’essa ratto sparì.
Antica storia narra così.
25Che fu? S’ignora. Ma tetra sale
Al conte in viso calma feroce.
Scese il silenzio sull’ampie sale,
Nè più d’Agnese l’afflitta voce
In sul tramonto sonar s’udì.
30Antica storia narra così.
Due ignoti vonno parlare al conte;
Entrano, e l’uscio l’ultimo chiude.
Escono in breve mutati in fronte,
Stringon le destre due daghe ignude:
35Sangue v’è sopra, ch’or ora uscì.
Antica storia narra così.
Fin dove scese l’acuta punta?
Fe tal inchiesta Carlo al germano.
Nel cor al sozzo ribaldo è giunta,
40Tanto che scossa n’ebbi la mano.
Ove la suora, ivi ei perì.
Antica storia narra così.
Ed or? De’ sgherri bada al bisbiglio!
Ma il vicin lago ne sarà scampo;
45Il fenderemo senza naviglio.
Disse e nell’onda furo d’un lampo.
L’ardita coppia tal si fuggì.
Antica storia narra così.
Ma nel castello, sovresso il lago,
50Quell’infelice spirto dimora,
Che ogni anno appare, dogliosa immago,
La notte stessa, nella stess’ora;
La notte e l’ora che si morì.
Antica storia narra così.