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Grigorio e Nicolò Sonetti del 1846
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1845

LA VITA DA CANE

     Ah sse chiam’ozzio er zuo, bbrutte marmotte?
Nun fa mmai ggnente er Papa, eh?, nun fa ggnente?
Accusì vve pijjassi un accidente
Come lui se strapazza e ggiorn’e nnotte.

     Chi pparla co’ Ddio padr’onnipotente?
Chi assorve tanti fijji de miggnotte?
Chi mmanna in giro l’innurgenze a bbotte?1
Chi vva in carrozza a bbinidì la ggente?

     Chi jje li conta li quadrini sui?
Chi l’ajjuta a ccreà li cardinali?
Le gabbelle, pe’ ddio, nnu le fa llui?

     Sortanto la fatica da facchino
De strappà ttutto l’anno momoriali
E bbuttalli a ppezzetti in ner cestino!

31 dicembre 1845

  1. A botti: i plebei di Roma dicono le botte invece di le botti.

Note

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