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LA VITA SOLITARIA.
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dallo spagnuolo di Luis de Leon.
Avventurosa vita
Di lui che fugge popolar tumulto,
E segue per romita
Semita il passo occulto
5De’ savi, a cui non fece il mondo insulto!
Non gli conturba il petto
Sete di fama o di regal tesoro;
Nè guarda invido il tetto
Che di diaspro e d’oro
10Edificava l’ingegnoso Moro.
Splendori non agogna,
Nè dietro inani titoli si affanna;
Abborre la menzogna
Che di bei veli appanna
15Quel che la nuda verità condanna.
Maggiore il mio contento
Forse sarà, se son mostrato a dito?
Se dietro a simil vento
Correndo io vo smarrito,
20Di mortali punture il cor ferito?
O monte! o acque! o fido
Villereccio soggiorno a me sì caro!
Ecco afferrando il lido,
Scampato al flutto amaro
25Alle vostre dolci ombre ecco io riparo.
Placidi sonni io bramo,
Bramo liberi dì senza un pensiero;
Cenno veder non amo
Risibilmente austero
30Di chi fan gli avi o le ricchezze altero.
Mi sveglino all’aurora
Col non appreso canto gli augelletti;
Non l’ansia, che divora
Ambizïosi petti
35Dall’altrui ciglio a pendere costretti.
Meco vivendo io voglio
Goder de’ beni che mi diè natura;
Vo’ libero d’orgoglio
E d’amorosa cura
40Chiudere in pace mia giornata oscura.
Del monte in sulla falda
Un orticel piantato ho di mia mano,
Che quando april riscalda,
È tutto in fior, non vano
45Argomento di frutta al pio villano.
Cupida che si accresca
Tanta beltà, dalla petrosa vetta
Precipita una fresca
Onda, che alla soggetta
50Piaggia romoreggiando il passo affretta;
E poi tra pianta e pianta
Torcendo il corso, la solinga riva
Di bei fioretti ammanta,
E le vermene avviva
55Chinate e smorte dall’arsura estiva.
L’antelucana brezza
Pregna d’odori aleggia in sul pendio
E gli arbori carezza
Con blando mormorio,
60Che di pompe e di scettri infonde obblio.
Quei che la vita affida
A fragile vascel, l’oro contenti.
Non io, non io le grida
Udrò dell’ansie genti,
65Quando orribili in mar pugnano i venti.
La combattuta antenna
Stride: subita notte il giorno asconde;
Il nocchier smorto accenna
Alleggerir le sponde,
70E l’accolto tesor si getta all’onde.
D’un desco poveretto
Io son contento, che la pace infiori
Nè attossichi il sospetto;
Sian gli alabastri e gli ori
75Di chi non teme d’Africo i furori.
E mentre irrequïete
Sen van le genti dalla patria in bando
Punte dall’acre sete
O d’oro o di comando,
80Sdraiato all’ombra io poserò cantando;
Sdraiato all’ombra, avvolto
D’ellera i crini e d’apollinea fronda,
Ad ascoltar rivolto
Il suon della gioconda
85Lira che intemerati estri seconda.