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Musa Taccuino
Questo testo fa parte della raccolta XIII. Da 'Psiche'

III

LAMPADA

Fidata lampa, che, quand’io t’invoco
per segnar qualche mio delfico metro,
tosto quieti, nel custode vetro,
quella tremula tua lingua di foco;
se non per altro che per ciò t’impetro,
tu vedi ben che il desiderio è poco,
e che, fra i muri del romito loco,
al mio sogno febeo sol corro io dietro.
E m’è al sogno il silenzio alta lusinga,
e, nel silenzio, la fiammella tua,
che aiuti gli occhi e ’l calamo sospinga.
E i’ son come pilota in poca prua,
che, per vasta notturna onda solinga,
naviga al raggio della stella sua.

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