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LI. Como la uerità piange de la bontà morta
Laude - Lauda L Laude - Lauda LII

Como la uerità piange de la bontà morta.          .li.


     LA ueritate piange,       ch’è morta la bontade;
     et mostra le contrade       là ue è uulnerata.
La uerità enuita       tutte le creature
     che uengano al corrocto       ch’è de tanto dolure;4
     cielo, terra et mare,       aere, foco & calure
     fanno grande romure       de sta cosa scontrata.

Piange la innocentia:       en Adam fui ferita,
     en Christo resuscitata,       or so morta & perita;8
     uendeca nostra eniuria,       maiestate enfinita,
     che uegia hom la fallita       per la pena portata.
La legge naturale       sì fa gran lamentanza,
     et fa uno corrocto       che è de gran pietanza:12
     o bontà nobilissima,       chi ne farà uegnanza
     de tanta iniquitanza       ch’en te è demostrata?
La legge mosayca       con le diece precepta
     fanno grande romore       de la bontà dilecta:16
     o bontà nobilissima,       co te uedemo afflicta!
     chi ne farà uendicta,       che t’ànno sì sprezata?
La legge de la gratia       con lo suo parentato
     fanno clamore en alto       sopra lo ciel passato:20
     o Patre omnipotente,       pari adormentato
     de sto danno scontrato,       ché onne cosa è guastata.
L’alta uita de Christo       con la encarnatione
     fanno clamor sì alto       sopra omne clamagione;24
     clama la sua doctrina,       clama la passione:
     Signor, fanne ragione,       che sia ben uendicata.
La diuina scriptura       con la phylosophìa
     fanno uno corrocto       con grande dolentìa:28
     o bontà nobilissima,       nostro thesauro & uia,
     grande fo uillanìa       hauerte sì sprezata.
Gli articoli de la fede       sì s’onno congregati:
     oi lassi noi, dolenti,       co semo desolati!32
     nostra fatica & fructi,       sémone derobbati,
     la uita en tal peccati       non sia più comportata.
Le uirtute piangono       de uno amaro pianto:
     o bontà nobilissima,       nostro thesauro & canto,36
     non trouamo remedio       de lo dannagio tanto,
     lo nostro dolor tanto       nulla mente ha stimata.
Piangono le sacramenta:       noi uolem morire,
     da poi che la bontade       uedemo sì perire;40
     non ne gioua el uiuere       non sapem oue gire,
     uendeca, iusto Sire,       ch’ell’è sì mal tractata.
Li doni de lo spirito       chiamano ad alta uuce:
     uendeca nostra eniuria,       alta, diuina luce;44
     aguarda lo naufragio       che patem nesta fuce;
     se tu non ne conduce,       perim nesta contrata.
Fanno grande corrocto       l’alte beatitute:
     aguardace, Signore,       co sem morte & battute!48
     oi lasse noi dolente,       a que sem deuenute!
     peggio simo tenute       che uitia reprobata.

Piangon le relione       et fanno gran lamento;
     aguardace, Signore,       a lo nostro tormento;52
     poi che bontate è morta,       semo en destrugemento;
     come la polue al uento       nostra uita è tornata.
Li fructi de lo spirito       sì fanno gran romore:
     uendica nostra eniuria,       alto, iusto Signore;56
     la curia romana,       ch’à facto esto fallore,
     corriamoci a furore,       tutta sia dissipata.
Fansi chiamar ecclesia       le membra d’Antichrisso!
     aguardace, Signore,       non comportar più quisso;60
     purgala questa ecclesia,       et quel che ci è mal uisso
     sia en tal loco misso       che purge i soi peccata.

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