< Laude (1910) < Laude
Questo testo è completo.
LIII. Del pianto de la chiesa reducta a mal stato
Laude - Lauda LII Laude - Lauda LIIII

Del pianto de la chiesa reducta a mal stato.          .liij.


     PIange la ecclesia, piange & dolura,
     sente fortura di pessimo stato.
O nobilissima mamma, que piagni?
     mostri che senti dolur molto magni;4
     narrame l modo perché tanto lagni,
     ché sì duro pianto fai smesurato.
Figlio, io sì piango, ché m’aggio anuito;
     ueggiome morto pate & marito;8
     figli, fratelli, nepoti ho smarrito,
     omne mio amico è preso & legato.
So circundata da figli bastardi,
     en omne mia pugna se mostran codardi,12
     li mei legitimi spade né dardi
     lo lor coragio non era mutato.
Li mei legitimi era en concorda,
     ueggio i bastardi pien de discorda,16
     la gente enfedele me chiama la lorda
     per lo reo exemplo ch’i’ ho seminato.
Veggio esbandita la pouertate,
     nullo è che curi se non degnetate;20
     li mei legitimi en asperitate,
     tutto lo mondo gli fo conculcato.
Auro & argento hon rebandito,
     fact’hon nemici con lor gran conuito,24
     omne buon uso da loro è fugito,
     donde el mio pianto con grande eiulato.
O’ sono li patri pieni de fede?
     nul è che curi per ella morire;28
     la tepedeza m’à preso & occede,
     el mio dolore non è corroctato.
O’ son li propheti pien de speranza?
     nul è che curi en mia uedouanza;32
     presumptione presa ha baldanza,
     tutto lo mondo po lei s’è rizato.

O’ son gli apostoli pien de feruore?
     nul è che curi en lo mio dolore;36
     uscito m’è scontra el proprio amore
     et già non ueggio ch’egl sia contrastato.
O’ son gli martyri pien de forteza?
     non è chi curi en mia uedoueza;40
     uscita m’è scontra l’ageuoleza,
     el mio feruore si è anichilato.
O’ son li prelati iusti et feruenti,
     che la lor uita sanaua la gente?44
     uscit’è la pompa, grossura potente,
     et sì nobel orden m’à maculato.
O’ son gli doctori pien de prudenza?
     molti ne ueggio saliti en scienza;48
     ma la lor uita non m’à conuenenza,
     dato m’on calci che l cor m’à corato.
O religiosi en temperamento,
     grande de uoi hauea piacemento;52
     or uado cercando omne conuento,
     pochi ne trouo en cui sia consolato.
O pace amara co m’ài sì afflicta!
     mentre fui en pugna, sì stetti dricta;56
     or lo riposo m’à presa & sconficta,
     el blando dracone sì m’à uenenato.
Nul è che uenga al mio corrotto,
     en ciascun stato sì m’è Christo morto;60
     o uita mia, speranza & deporto,
     en omne coraggio te ueggio afocato.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.