< Laude (1910) < Laude
Questo testo è completo.
LXXVII. De l’amor muto
Laude - Lauda LXXVI Laude - Lauda LXXVIII

De l’amor muto.          .lxxvij.


     O Amore muto,       che non uoi parlare
     ché non sie conosciuto!
O amor che te celi       per omne stagione,
     ch’omo de fuor non senta       la tua affectione,4
     che non la senta latrone       per quel ch’ài guadagnato,
     che non te sia raputo.

Quanto l’om più te cela,       tanto più foco abundi;
     hom che te uen occultando       sempre a lo foco iugne,8
     et homo ch’à le pugne       de uoler parlare,
     spesse uolte è feruto.
Homo che se stende       de dir so entendimento,
     auenga che sia puro       el primo comenzamento;12
     uience da fuor lo uento       et uagli spaliando
     quel ch’auea receputo.
Homo che ha alcun lume       en candela apicciato,
     se uol che arda en pace,       mettelo a lo celato;16
     et onne uscio ha enserrato       che nogl uenga lo uento
     che l lume sia stenguto.
Tal amor ha posto       silenzo a li suspiri,
     èsse parato a l’uscio       et non gli lascia uscire;20
     dentro el fa partorire       che non se spanda la mente
     da quel che ha sentuto.
Se se n’esce el suspiro,       esce po lui la mente,
     ua po lui uanegiando,       lassa quel ch’à en presente;24
     poi che se ne resente,       non puote retrouare
     quel ch’auea receputo.
Tal amor ha sbandito       da sé la ypocrisìa,
     che esca del suo contado       che trouata non sia;28
     de gloria falsa & ria       sì n’à facta la caccia
     de lei & del suo tributo.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.