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XIX. De l’homo che non satisfece in uita sua del mal acquistato
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De l’homo che non satisfece in uita sua del mal acquistato.          .xix.


     FIgli, nepoti & frati,       rendete el maltollecto
     lo quale io ue lassai.
Voi lo prometteste a lo patrino       de renderlo tutto et non uenir mino;
     ancor non me dest per l’alma un ferlino       de tanta moneta quant’io guadagnai.4
Se l te promettemmo or non te l sapeui?       ben eri sagio che tu lo credeui!
     se tu nel tuo facto non prouedeui,       attèndeti a noi che l farimo crai!
Io ui lassai el molto ualore;       pochi presenti da noi ebbe ancore;
     quando ce penso ho gran descionore,       ché m’ò abandonato quel che più amai.8

Se tu n’amasti, deueui uedere       a quegno porto deuiue uenire;
     de quel ch’aquistasti uolem gaudere       et non è uerun che curi en tuo guai.
Io ui lassai le botte col uino,       lassaui li panni de la lana & de lino;
     posto m’auete nel canto mancino       de tanta guadagna quant’io congregai.12
Se tu congregasti tanta guadagna,       de darte couelle a noi non ne caglia;
     àggete pace, se pate trauaglia;       facesti tal facti, captiuo ne uai.
Io amesurai a sostenere       la terra la uigna per far lo podere;
     or non potete niente uolere       darme una fecta de quel ch’aquistai.16
Se tu fuste crudo ad esser tenace,       de darte cheuelle a noi non ne piace;
     stanne securo et fanne carace:       de le tue pene non ne curam mai.
Io u’aleuai con molto sudore       et poi me dicete tal descionore!
     Penso che uoi uerrite a quel ore       che prouarite che son li mei guai.20

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