< Laude (1910) < Laude
Questo testo è completo.
XL. Como li angeli domandano a Christo la cagione de la sua peregrinatione nel mondo
Laude - Lauda XXXIX Laude - Lauda XLI

Como li angeli domandano a Christo la cagione de la sua peregrinatione nel mondo.          .xl.


     O Christo onnipotente,       doue sè enuiato?
     perché peligrinato       ue sete messo ad andare?
Molto me marauiglio       de questa nostra andata,
     persona tanto altissima       metterse a desperata;4
     non ne sè stata usata       de uolere penare.

Lo diuino consiglio       sì ha deliberato
     ch’io uenga nel mondo       ad hom ch’è desformato,
     & facciace parentato,       ch’io l’ò preso ad amare.8
Que oporto t’à l’omo       per cui uai fatiganno?
     ène da te fugito,       a te non torna danno;
     déi pagar gran banno,       non lo può satisfare.
Tutto lo debito ch’àne       io sì lo pagheraggio,12
     & enfra Dio et l’uomo       pace sì metteraggio,
     & sì la firmaraggio       che non se deggia guastare.
Como porrai far pace       fra Dio & l’om mondano,
     ché l’omo uol esser Dio       & Dio uol l’om sottano?16
     & questo è tal trano       che nul hom pò placare.
S’io me faccio homo,       homo ha suo entendimento
     &, en quanto homo,       a Dio farò suiacemento;
     farocce giognemento       ciascun suo consolare.20
Ecco che uien nel mondo,       como uorrai uenire?
     buon è che l’om lo saccia,       facciatelo bannire,
     ché se possa sentire       como lo uol sanare.
Io l’ò facto bannire       c’ogn’om uenga a la scola;24
     la diuina scientia       ensegnar aggio gran gola;
     & questa è la cagion sola       che l’om uoglio amaestrare.
En prima de la scola,       se ue piace, dicete;
     oue uerrà la gente       a l’albergo ch’auete,28
     bon è che glie narrete,       ché lo possa trouare.
El nome del mio albergo       di’ che è humilitate;
     homo che uol uenire,       trouame en ueritate;
     & le spese dicete       che tutte le uoglio fare.32
Ancora me dicete       qual legerite arte;
     manda per tutto l mondo       che se leggan tue carte,
     uengan poi d’onne parte       a la scola a mparare.
Io ensegno amare       & questa è l’arte mia;36
     & homo che la mprende,       con Dio fa compagnìa;
     se nol perde a follìa,       con lui sta a delectare.
Et homo che non ha libro       como porrà emprendere?
     ancora non l’audii       c’om lo trouasse a uendere,40
     rascion porramo ostendere       per nostra scusa mostrare.
Io son libro de uita       segnato de septe signi;
     poi ch’io siraggio aperto,       trouerai cinque migni,
     son de sangue uermigni       oue porran studiare.44
Forsa quella scriptura       ha sì forte constructo,
     che non la porrìa entendere       chi non fosse ben instructo;
     starìa tutto deructo       a non potendo pro fare.
Nante è la scriptura       che omne studiante48
     sì ce pò ben legere       & proficere enante;
     notace l’alifante       & l’aino ce pò pedouare.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.