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XLIX. De la coscientia pacificata
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De la conscientia pacificata.          .xlix.


     O Conscientia mia,       grande me dài mo reposo;
     già non è stato tuo oso       per tutto lo tempo passato.
Tutto lo tempo passato,       da poi ch’io me recordo,
     sempre m’ài tribulato       et uissa meco en descordo;4
     et non èi passata co sordo,       sempre de me mormorando,
     et onne mio facto blasmando       già non sia tanto occultato.
Da puoi ch’io fui creata,       Dio ordinò mia natura,
     et agiola sì conseruata,       che non l’ò fallata a nul’ura;8
     iudicio de dirictura       me fo ordenato nel core,
     scripto ne porto el tenore       de tutto el tuo operato.
Qual è rason che mo tace       et nulla me dài molesta?
     hame donato una pace,       sempre con teco agio festa;12

     uita meno celesta,       poi ch’io non t’agio a ribello,
     cha lo splacer tuo è coltello       ch’entro al merollo à passato.
Ragion è ch’io deia posare       poi che l iudicio ài facto;
     iustitia si t’è en amare et messo       i e’ t’en man entrasacto;16
     et nullo uolesti far pacto,       ciò che ne fae sì te piace,
     et loco si fonda la pace       che l mio furor à placato.

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