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XVII. De frate Ranaldo quale era morto
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De frate Ranaldo quale era morto.          .xvij.


     FRate Ranaldo, doue sè andato       de quolibet sì ài disputato?
Or lo me di’, frate Ranaldo,       ché del tuo scotto non so saldo;
     se èi en gloria o en caldo,       non lo m’à Dio reuelato.
Hònne bona conscienza       che l morir te fo en patienza;4
     confessasti tua fallenza       absoluto dal prelato.
Or ecco ià la questione:       se hauesti contritione,
     quella ch’è uera ontione       che destegne lo peccato.
Or sei ionto a la scola,       oue la uerità sola8
     iudica omne parola       & demostra omne pensato.
Or sei ionto a Collestacte,       do se mostra li toi facte;
     le carte son fore tracte       del mal & ben ch’ài oprato.
Ché non gioua far sofismi       a quelli forti siloismi,12
     né per corso né per risme       che lo uero non sia apalato.
Conuentato sè en parese       a molto onor & grande spese;
     ora èi ionto a quelle prese       che stai en terra attumulato.
Aggio paura che l’honore       non te tragesse de core16
     a tenerte lo menore       fratecello desprezato.
Dubito de la recolta       che dal debito non sia sciolta,
     se non pagasti ben la colta       che l Signor t’à comandato.

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