< Le Selve Ardenti
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Capitolo XXIII
La distruzione delle ultime «Selve Ardenti»
XXII Conclusione

Capitolo XXIII.


La distruzione delle ultime «Selve Ardenti».


La tragica fine del disgraziato lord aveva talmente impressionato gli scorridori di prateria, da non osare di accostarsi al cadavere, ormai tutto insanguinato.

Sotto i piedi si era formata una larga pozza e, orribile particolare, la neve si era fusa al tiepore di quel sangue che colava dalle ferite del povero lord.

— È orribile! esclamò finalmente il signor Devandel. ― Siete ben sicuro, Sandy, che sia morto?

— La sua anima vaga ormai nelle celesti praterie ― rispose il bandito. — Non vi è nulla da fare.

— Questo delitto mi pare di averlo commesso io.

— Perchè, signor Devandel? — chiese l’indian-agent.

— Se non gli avessi proposta quella stupida sfida, sarebbe ancora vivo.

— Avreste potuto ucciderlo.

— Ma non assassinarlo in un modo così barbaro.

— E poi — disse Sandy-Hook — quel povero uomo era predestinato a lasciare le sue ossa in America.

Ci avrebbero pensato gl’indiani a fargli presto o tardi la pelle e... —

Si era bruscamente interrotto, poi aveva mandato un altissimo grido.

— Che cosa avete, Sandy-Hook? — chiese il signor Devandel. — Sarebbe ancora vivo l’inglese?

— Corpo di.... non so più che cosa metterci accanto! Non avete notate tutte queste tracce? Sono di mocassini indiani, corpo del mio corpo sventrato ed arrostito! —

Quattro grida erano sfuggite agli scorridori:

— È vero! è vero! —

Infatti intorno alla pianta si scorgevano distintamente le orme lasciate dai guerrieri di Nube Rossa, oltre a quelle del canadese, che erano ben diverse.

— Che cosa dici, John? — chiese il signor Devandel, il quale pareva assai impressionato.

— Che qui sotto c’è la mano di Minehaha — rispose l’indian-agent facendo un gesto d’ira. — Non l’ha scotennato, quel disgraziato, ma lo ha condannato ad un supplizio ancora più spaventevole, che solamente la feroce fantasia delle pelli-rosse poteva inventare.

Lo hanno legato per farlo morire di freddo e poi divorare dai lupi.

— E tu credi che sia stata Minehaha?

— Lei o Nube Rossa.

— Ora l’odio ferocemente anch’io quella scellerata donna che ha già cercato di tradirci sulle rive del Lago Salato molti anni or sono.

Nemmeno io la risparmierò.

E voi, Sandy, che cosa dite?

— Che siano stati gl’indiani a legarlo non c’è più alcun dubbio; per me resta un mistero l’odio feroce di quel furfante di conduttori di feretri. Perchè lo ha ucciso? Ecco il mistero.

Aspettatemi. —

Si avvicinò al miserabile che giaceva colle braccia allargate e la bocca lorda di sangue, e dopo averlo voltato e rivoltato rabbiosamente lo frugò.

— Fulmini! — esclamò. — Quindici sterline! — Questo è oro inglese! Ah, la canaglia! Lo ha assassinato sperando che ne avesse altrettanto o di più nella cintura.

Io non so, miserabile, se la tua anima dannata sia scesa proprio all’inferno.

Con simili banditi è meglio assicurarsi. —

Prese la rivoltella che portava al fianco e scaricò tre colpi proprio sul viso dell’assassino, colpi sprecati, poichè era morto come l’inglese.

L’ultimo sparo echeggiava ancora sotto le piante, quando i cinque uomini, con non poca sorpresa, udirono parecchi colpi di fuoco.

— Gl’indiani! — gridò Sandy-Hook. — Presto a cavallo, a cavallo!

— Ma che indiani! rispose l’indian-agent. — Questi non sono colpi di winchesters, bensì di grosse carabine d’un calibro eguale alle nostre.

— Quanti colpi? — chiese il signor Devandel.

— Cinque o sei — rispose Harry.

— Forse degli americani che giungono? —

John scosse la testa.

— Queste sono carabine di cacciatori e forse canadesi.

Vediamo. —

Alzò il rifle e sparò un colpo in aria. Un istante dopo due detonazioni rispondevano ed a non molta distanza.

―Calibro di cacciatori — disse John. — Che cosa vengono a fare qui i canadesi, mentre la frontiera del Dominio è ancora relativamente lontana?

Sapreste voi dirmelo, Sandy-Hook? —

Il bandito fece una smorfia, poi disse un po’ ironicamente.

— Non sono un figlio di Manitou, io. Aspettiamo. —

Si nascosero dietro a dei grossi tronchi d’albero, dopo d’avere condotti i loro mustani indietro almeno un paio di centinaia di metri.

La prudenza non è mai troppa in quelle regioni abitate da indiani sanguinari e da banditi, invece che da onesti coltivatori.

Dopo quindici o venti minuti videro avanzarsi fra gli alberi un drappello composto d’una ventina d’uomini, tutti assai barbuti, di forme vigorose e ben montati.

— Sono Canadesi, John? — chiese il signor Devandel.

— Sì, signore, rispose l’indian-agent. — Ci vuole poco a riconoscerli.

— Allora non abbiamo nulla da temere.

— Non credo.

— E se fossero dei compari del beccamorto? — disse Sandy-Hook, sempre sospettoso.

— Ah, bà! — fece John.

Imbracciò il rifle che aveva già ricaricato, e si avanzò verso i cavalieri gridando:

— Chi va là?

— Canadà! — risposero i venti uomini balzando a terra e prendendo i cavalli per le briglie.

— Scorridori di prateria americani guidati da un capitano di cavalleria — rispose prontamente John per prevenire qualche scarica.

Un uomo un po’ attempato, d’aspetto piuttosto distinto, si avanzò solo verso gli scorridori, dopo d’essere rimontato sul suo villoso mustano.

— Signori, — disse con accento francese, levandosi il cappello. — Noi non siamo dei banditi, bensì dei galantuomini in caccia d’un bandito.

— E sarebbe? — chiese John mentre i suoi compagni si facevano avanti.

— Un conduttore di feretri, il quale avvelenava le persone scelte fra le più ricche della colonia americana, per poi guadagnare il prezzo del trasporto.

— Giungete tardi, signore.

— Perchè? — chiese il canadese un poco stupito.

— Lo abbiamo ammazzato noi poco fa come un cane idrofobo, per vendicare un nostro compagno assassinato da quel miserabile.

È quello? —

Il canadese guardò nella direzione che John gl’indicava, e spinse il cavallo verso il cadavere del conduttore di feretri.

Un grido gli sfuggì subito:

— È lui, il bandito, l’assassino, il quale ha avvelenato anche mio nipote.

Signori, voi avete tolto dal mondo un grande scellerato. Che cosa possiamo fare per voi? —

John stava per rispondere, quando si udirono in lontananza della grida acute.

Non era possibile ingannarsi: erano grida di guerra di pelli-rosse.

Le ultime Selve Ardenti avevano scoperto le tracce dei canadesi, e credendo di aver da fare con americani pronti a tagliare loro la ritirata, ritornavano verso il sud.

Il canadese interrogò John collo sguardo.

— Sono indiani e dei più terribili, poichè li guida la famosa Scotennatrice e Nube Rossa, il sakem dei Corvi.

— Abbiamo udito parlare di quei personaggi, — rispose il canadese. — Ah, vorranno le nostre capigliature! La vedremo. —

Si mise in bocca due dita e mandò un fischio acutissimo.

I suoi compagni si avanzarono di gran galoppo, disponendosi dietro il loro capo.

— Ragazzi, — disse il vecchio — questi uomini hanno ucciso quella canaglia che conduceva i feretri.

Ora gl’indiani li minacciano. Difendiamoli, e difendiamo anche le nostre capigliature, poichè questi giaguari non fanno distinzioni fra canadesi e yankees.

A terra e mettete i cavalli in salvo. —

Tutti balzarono d’arcione, salutarono cortesemente gli scorridori e si prepararono coraggiosamente, con grande sangue freddo, a sostenere l’urto delle ultime Selve Ardenti.

John e Sandy-Hook, insieme al capo dei canadesi, si erano messi in osservazione sulla punta estrema della macchia.

Le grida erano cessate. Chi inseguivano dunque gl’indiani? Tentavano un’offensiva, e colla solita prudenza esploravano prima d’impegnarsi a fondo.

— Che cosa pensate voi, mister John? — chiese Sandy-Hook.

— Io credo che fra poco verremo ai ferri corti e che voi guadagnerete la vostra grazia e i diecimila dollari, ed io la mia povera capigliatura. So bene che non mi servirà più, tuttavia mi preme di riaverla.

— Non si odono più.

— Hanno scoperto le tracce dei canadesi e non osano avanzarsi.

Non siamo più in cinque.

— Se cercassimo di sorprenderli? — chiese il capo dei canadesi. — Con una carica furiosa si potrebbe spazzarli via.

— Chi sa? — fece il bandito. — Sono ben salde quelle Selve Ardenti.

Eppure non possiamo rimanere qui a guardare gli alberi per trecento e sessantacinque o sessantasei giorni.

— Parrebbe anche a me — rispose l’indian-agent.

— Mandiamo innanzi qualche esploratore? — chiese il capo dei canadesi. — Lasciate pensare a me. Ho dei cavalieri abilissimi, pronti nell’attacco ed anche nella ritirata. Aspettate. —

Tornò verso i suoi uomini coi quali parlamentò per qualche minuto, poi quattro cavalieri uscirono dalla macchia colle carabine in pugno.

— Siate prudenti! ― disse loro il capo. ― Cercheranno di tendervi qualche imboscata. —

In quel momento giunse Giorgio a cavallo del suo mustano.

— Signore, ― disse ― sono nato sulle frontiere del Far-West e sono più di vent’anni che combatto contro gl’indiani. Lasciate a me la cura di guidare i vostri uomini. Conosco le insidie di quei vermi rossi. —

Il capo interrogò collo sguardo l’indian-agent.

— Potete fidarvi di lui — rispose John. — È uno dei più intrepidi scorridori della bassa prateria.

— Allora partite — disse il capo — e se un grave pericolo vi minaccia, ripiegate sull’accampamento senza impegnare battaglia. —

I cinque cavalieri allentarono le briglie, allargarono i piedi, e partirono a piccolo trotto, scomparendo ben presto in mezzo ai tronchi delle folte macchie.

— E noi che cosa facciamo? — chiese Sandy-Hook.

— Seppelliamo l’inglese prima di tutto — disse il signor Devandel. — Non voglio che i lupi strazino le sue carni.

In quanto all’assassino, lasciatelo dove si trova. Un simile furfante non merita misericordia. —

I canadesi per fortuna portavano con loro, appese alla sella delle piccole pale da neve, per poter nutrire i loro cavalli che non potevano più pascolare.

Era facile quindi scavare una tomba.

John, Harry, il signor Devandel e Sandy-Hook, non poco commossi si avvicinarono all’albero seguìti da una mezza dozzina di canadesi, i quali si erano offerti di aiutarli.

Il disgraziato lord era tutto coperto di sangue, che il freddo intenso aveva subito rappreso sulle sue carni.

Aveva ricevuto più di dieci coltellate dal bruto, e l’ultima sopratutto gli era stata fatale.

— Corpo di centomila diavoli! — esclamò Sandy-Hook, digrignando i denti. — Perchè non abbiamo preso quel bandito che lo ha assassinato?

— Che cosa gli avreste fatto? — chiese il signor Devandel.

— Gli avrei fatto subire le atroci torture del palo indiano con altre di mia invenzione.

— Non vi basta averlo ucciso?

— No, capitano. Voglio andarlo a vedere prima che i lupi lo mangino.

— Per dargli qualche altro calcio? — chiese l’indian-agent, — lasciate in pace i morti, Sandy. La sua bricconata l’ha pagata e molto cara.

— Desidero accertarmi d’una cosa, mister John. Forse che non sono un bandito io?

Chiamatemi pure spogliatore di cadaveri, per questo non arrossirò di più.

Volete seguirmi? Io sono certo che scopriremo qualche cosa d’interessante addosso a quel lurido becchino.

— Vi seguo — rispose l’indian-agent. — Più per rilevare l’effetto delle nostre palle, che per altro.

— Vi sarà qualche cosa di più interessante, ve lo dico io — rispose il bandito.

I due uomini lasciarono la macchia e si diressero verso la pianta dinanzi alla quale era caduto il conduttore di feretri.

I loro compagni ed i canadesi li seguivano cogli sguardi, pronti ad intervenire nel caso d’una sorpresa da parte delle ultime Selve Ardenti.

Il becchino, come lo chiamava il disgraziato lord Wylmore, giaceva in mezzo alla neve colle gambe rattrappite e le mani strette al petto.

Quattro proiettili avevano attraversato il suo corpo, ed un quinto gli aveva spaccata la fronte.

— Che bella figura fa ora questo buffone! — disse il bandito il quale si preparava già a lavorare di calci.

— Lasciate andare, Sandy! — disse John. — È morto e basta.

— Spero che a mezzanotte sarà a cena coi diavoli e che berrà piombo fuso e petrolio invece di whisky.

— Non gli guastate l’appetito.

— Corpo d’un tuono! Non m’irritate, mister John.

— Io? Sognate voi! —

Il bandito si gettò sul conduttore di feretri e gli rovesciò le tasche.

— Quindici sterline! — urlò, affrettandosi a raccoglierle. — Erano le ultime che possedeva il lord.

L’ha derubato e poi lo ha assassinato. Io, al suo posto, sarei stato più onesto. Tuttavia che fama pessima mi hanno affibbiata!

— A torto o a ragione? — chiese John un po’ ironicamente.

— Io non lo so — rispose bruscamente Sandy.

Poi, guardandolo bene in viso gli chiese:

― Avete avuto da lagnarvi voi di me, mister?

― No, anzi.

― E sono molti anni che ci conosciamo.

― È vero. —

Sandy-Hook fece saltare fra le due mani le sterline prese al becchino, se le mise in tasca, poi disse:

― Bah, non ho perduta la mia giornata! ―

Diede un ultimo sguardo al conduttore di feretri, uno sguardo pregno d’odio, perchè forse gli aveva ucciso il gallo dalle uova d’oro e raggiunse i canadesi, i quali stavano preparando la cena, colla speranza che i loro compagni mandati in esplorazione tornassero presto.

Invece, nulla. Il sole tramontò, le tenebre si stesero sulla bianca pianura rendendola cupa, ma nessun cavaliere fu segnalato.

Una grande inquietudine regnava nel campo.

Gli scorridori erano stati sorpresi in qualche imboscata e scotennati dai guerrieri di Minehaha e di Nube Rossa?

— Che cosa dici tu, John? — chiese il signor Devandel.

— Noi non abbiamo udito nessun colpo di fucile, quindi non ha avuto luogo nessun combattimento. Vorrei per altro darvi un consiglio.

— Parla liberamente.

― Io sono più che certo che le Selve Ardenti tenteranno contro di noi un attacco disperato. Prendiamo dunque le nostre precauzioni.

— Vuoi dire?

― Di questa macchia formiamo un piccolo campo trincerato, mentre abbiamo tempo.

— Abbattendo degli alberi ed improvvisando delle trincee?

― Sì, signor Devandel.

― Siamo in buon numero e faremo presto. A me, canadesi! ―

I forti e valorosi uomini delle selve del Dominio Inglese furono pronti ad accorrere alla chiamata.

Oltre le piccole pale da neve, erano armati anche di asce per aprirsi il passo attraverso i boschi delle regioni settentrionali.

In meno di due ore quegli uomini instancabili e abilissimi in tutti i lavori piantarono intorno alla piccola macchia una palizzata, non tanto alta perchè un cavallo potesse superarla, per tentare, se fosse stato necessario, una vigorosa offensiva.

John e Harry, sellati i loro cavalli, si erano spinti nei dintorni colla speranza di aver nuove dei cinque esploratori, ma senza risultato.

— E dunque, John? — chiese Harry, il quale non poteva più star fermo.

— Eh via, aspettiamo — rispose l’indian-agent. — Non saresti più tu uno scorridore di prateria?

— Sono inquieto.

— Ed io non meno di te; tuttavia io non dispero di rivederli prima dell’alba.

— Tante ore d’angoscia?

— È la guerra, mio caro. Vi è una cosa che mi stupisce.

— Quale, John!

— Che questa notte i lupi non urlano. Ciò significa che hanno sentito gl’indiani.

— E concludi?

— Che questa notte noi avremo infallantemente un attacco da parte di Nube Rossa e di Minehaha.

— Fortunatamente siamo in buon numero.

— E i canadesi si sono sempre battuti splendidamente nelle guerre contro gl’indiani dei grandi laghi. —

Ad un tratto fece un gesto, portandosi una mano all’orecchio destro, come per raccogliere meglio i più lontani rumori.

— Uno sparo — disse poi.

— Non ti sei ingannato, John?

— È impossibile: aggiungerò anzi che è stato un colpo di rivoltella.

— Che udito sottile!

— Ci sono abituato — rispose l’indian-agent.

— Andiamo avanti?

— No, ripieghiamo verso il campo. Là noi saremo più sicuri. —

Tornarono lentamente verso la macchia, dove i canadesi stavano già appiattati dietro la palizzata coi rifles in mano, pronti a fare una buona accoglienza agl’indiani.

— Nulla? — chiese il signor Devandel all’indian-agent.

— Qualche cosa deve essere successo — rispose il vecchio scorridore. — Non si spara senza un motivo.

— Vengono?

— Io lo credo. —

Sandy-Hook si era avvicinato a loro.

— Sì — disse — io sento per istinto che Minehaha sta per venire a portarmi la morte.

— Che lugubre idea avete, Sandy! — rispose John. — Saremo noi che faremo la pelle alla giaguara. —

Il bandito scosse il capo.

— Io sono nato sotto una cattiva stella — disse poi. — Vedrete che non avrò nè la mia grazia, nè i diecimila dollari che mi ha promesso il Governo di Washington per la cattura della Scotennatrice. Mister John, se muoio vi nomino mio erede universale.

— Voi camperete quanto Noè.

— A quale età morì quel gran patriarca?

— A novecento anni, credo.

— Bubbole! Io non vorrei arrivarci, e poi....

— Zitto!

— Un altro colpo di rivoltella, è vero?

— Sì, mister John. Io non comprendo perchè i nostri uomini non si servono dei loro rifles. Otterrebbero maggior effetto. —

Anche i canadesi avevano udita la detonazione, benchè fosse stata molto debole.

— Tenetevi pronti — disse loro il capo.

Poi, volgendosi verso l’indian-agent, gli chiese:

— Credete che siano stati i nostri a far fuoco?

— Sì — rispose John — perchè gl’indiani alla rivoltella preferiscono il fucile a ripetizione.

— Per isprecare un maggior numero di palle in poco tempo.

— Proprio così, signore.

Una voce in quel momento echeggiò nel piccolo campo trincerato, facendo balzare in piedi tutti.

— Vengono! All’armi! —

La luna era in quel momento comparsa ed illuminava splendidamente la bianca pianura, facendola scintillare come se fosse cosparsa di miriadi di diamantini.

Delle grosse macchie oscure filavano a gran velocità verso il sud, rasentando i margini dei boschi.

Alcuni altri punti più grossi li precedevano ad una notevole distanza.

Di quando in quando qualche lampo balenava seguito dal ben noto crepitìo dei winchesters indiani.

― I nostri esploratori! ― gridò l’indian-agent. ― Non fate fuoco se non sono prima passati.

― Tutti a terra! ― comandò il canadese. ― Mirate bene, ed ognuno si prenda il suo nemico. —

Sandy-Hook si volse verso Harry.

― Sono pronti tutti i cavalli? — gli chiese.

― Sì Sandy, volete attaccare?

― Minehaha mi ucciderà, lo sento, ma la giaguara non mi sfuggirà più.

Tenetevi tutti pronti a montare in sella.

― Eccoli! — gridarono in quel momento i canadesi.

I quattro esploratori, preceduti da Giorgio, giungevano a corsa sfrenata sparando le loro grosse rivoltelle.

Le Selve Ardenti, guidate da Minehaha e da Nube Rossa, davano loro la caccia con furia estrema.

I canadesi lasciarono passare i primi, accogliendoli nel piccolo campo trincerato, poi aprirono un fuoco spaventevole alla distanza di forse centocinquanta passi, scavalcando un gran numero d’indiani, i quali, tentando una sorpresa, erano stati a loro volta sorpresi.

— In sella! — urlò Sandy-Hook con voce tonante. — Mano alle rivoltelle! —

Delle Selve Ardenti non erano rimaste in piedi che dieci o dodici.

I canadesi in un baleno sui loro cavalli, saltarono la stecconata e caricarono a fondo.

Sandy-Hook, coi suoi occhi da lince, aveva subito scorta fra i superstiti la Scotennatrice, come l’indian-agent aveva veduto il vecchio Nube Rossa.

Gl’indiani, appena si videro rovinare addosso tutti quei cavalieri, i quali sparavano colpi di rifles e di rivoltella, si dettero alla fuga non sentendosi ormai più in grado di tener testa alla carica.

Sandy-Hook, malgrado i suoi funebri presentimenti, si precipitò su Minehaha, urlandole:

— Cedimi la tua capigliatura, giaguara! —

La Scotennatrice, che era stata ormai raggiunta, si volse sulla groppa del suo mustano e lanciò con mano sicura la sua ascia da guerra, colpendo il bandito proprio in mezzo alla fronte.

Quantunque accecato dal sangue, lo svaligiatore delle corriere di California, ebbe il tempo di impugnare la rivoltella.

Otto colpi rimbombarono uno dietro l’altro.

La Scotennatrice, crivellata di palle, lasciò cadere il suo scudo e l’ascia, mandò un urlo selvaggio di belva ferita a morte e precipitò a terra macchiando di rosso la neve ed il suo bianco mantellone.

Nel medesimo istante l’indian-agent con un colpo di rifle abbatteva il vecchio Nube Rossa.

Solamente cinque o sei indiani sfuggirono alla strage allontanandosi verso il settentrione e scomparendo fra le macchie.

Primo pensiero di John, quando la lotta fu finita, fu quello di mettersi in cerca di Sandy-Hook.

Il bandito era ancora in sella strettamente abbracciato al collo del suo mustano, il quale, colpito forse dai winchesters indiani, pareva moribondo.

― Sandy! Sandy! ― gridò ― Harry, Giorgio, signor Devandel, accorrete! —

Aveva appena finito di pronunziare queste parole, che cavallo e cavaliere rovinarono insieme al suolo.

L’ascia di guerra di Minehaha si era staccata allargando la ferita, e dallo squarcio uscivano insieme fiotti di sangue e brani di cervello.

— È morto! — disse John con voce commossa. — Era un bandito, ma non meritava una simile fine.

Si avvicinò a Minehaha. La terribile Scotennatrice, in un supremo sforzo, si era avvolta nel mantello ereditato da sua madre e pareva che dormisse.

Perfino i suoi lineamenti fieri, quasi maschili, si erano raddolciti nello spasimo dell’agonia.

John raccolse lo scudo di guerra, guardò malinconicamente la sua capigliatura appesa ad un anello d’argento e la strappò rabbiosamente, dicendo:

― Mi farò un’altra parrucca coi capelli miei. Ora il dramma è finito! ―


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