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Questo testo fa parte della raccolta Commedie (Aristofane)
LE CEREALI D’ARI
STOFANE, COME
DIA X.
Persone de la comedia.
Mnesiloco | socero d’Euripide. |
Euripide. | Servidore. |
Agathone. | Coro. |
Precone. | Una donna |
Un’altra donna | Et un’altra donna |
Clistene | Mezzo coro di donne. |
Echo. | Scita |
MNESILOCO.
Gioue, mò quando si vedrà mai la rondine? mi fa morir quest’huomo à farmi andar uagante da mattina: è poβibile, avanti che io butti ben fuora la milza ò Euripide, che da te oda, que mi meni?
- Euripide
- Ma non bisogna che tu odi ogni cosa, perche presto lo vedrai presentialmente.
- Mnesiloco
- Come ditu? di un’altra volta. non bisogna ch’io oda?
- Euripide
- Non quelle cose, che tu hai à vedere.
- Mnesiloco
- Ne ancho bisogna adunque che io le uega.
- Euripide
- Non già quelle che bisognerà udire.
- Mnesiloco
- A che modo m’ammonisci tu? tu dici a’l meno destamente. non dici tu, che mi bisogna, ne udire, nè vedere. perche la natura de l’uno e l’altro è separata ne d’udire, ne di vedere.
- Euripide
- Ben fai, che.
- Mnesiloco
- A che modo è separata?
- Euripide
- Queste cose à questo modo furono distinte à l’hora: che l’etere in prima quando fu spartito (& in se stesso insieme generava animali moventici) con il quale bisogna vedere, prima formò l’occhio simile à la ruota de’l sole, & lo udito de’l buco de gli orecchi forò.
- Mnesiloco
- Per il buco adunque, ne odo, ne vego. per Giove m’alegro ben d questo, che sopra habia imparato, di che forte, e dove sono i favij conventiculi.
- Euripide
- Tu imparareβi bene molte tai cose da me.
- Mnesiloco
- A che modo dunque bene?
- Euripide
- Apresso à questi beni trovarei à che modo fin’hora imparasti non esser zoppo de la gamba, uà quà, & aurtifei.
- Mnesiloco
- Ecco.
- Euripide
- Veditu questa portella?
- Mnesiloco
- Per Hercole penso pur di vederla.
- Euripide
- Hor taci.
- Mnesiloco
- Tacio la portella.
- Euripide
- Odi.
- Mnesiloco
- Udirò & tacerò la portella.
- Euripide
- Qui Agathone glorioso habita, tragico poeta.
- Mnesiloco
- Come è fatto questo Agathone? qual Agathone? è forsi negro, gagliardo?
- Euripide
- Non, ma è un’altro. non l’hai tu mai veduto?
- Mnesiloco
- Ha egli la barba?
- Euripide
- Non l’hai tu mai veduto?
- Mnesiloco
- Non per Giove, non io già, che sapia.
- Euripide
- Et tu forsi hai chiavato, ma per aventura no’l sai. ma fugiamo fuor d’i piedi, che vien fuora un suo servidore, che ha de’l fuogo, & de le bachette di mirto: par che voglia sacrificare à la poesia.
- Servidore
- A tutto il popolo sia buon’augurio. & chiudi la bocca, perche la festa de le muse e le istesse musiche comincian haver potenza ne le corti de’l patrone, & l’etere habia il fiato tranquillo, & la verde aqua de’l mare non straβuoni.
- Mnesiloco
- Bombax.
- Euripide
- Taci, che ditu?
- Servidore
- Et le generationi de gli ucelli s’adormentino, & i piedi de le salvatiche fiere che corrono per le selve non si sciolgano.
- Mnesiloco
- Bombalobombax.
- Servidore
- Perche primo il nostro Agathone da le bella parole ha ad essere.
- Mnesiloco
- Che forsi, esser chiamato?
- Euripide
- Chi ha parlato?
- Mnesiloco
- Il cheto ethere.
- Servidore
- A metter chiodi ne principij de la favole. toze nuovi scuti di parole, & altre cose fà a’l torno, & altre attacca insieme à pezzzo à pezzo, & forma sententie, & usaantonomasie, & discola la cera, & la fà rotonda & la manda giù.
- Mnesiloco
- Et sbelletta.
- Servidore
- Che villano è quello, che vien ne la corte?
- Mnesiloco
- Quello ch’è pronto à te, & a’l poeta che ha bella loquela di corte, che inrotonda, & contorze questa verga à infundere.
- Servidore
- Sei tu mai stato ò vecchio sprezzatore de’l nuovo certame?
- Euripide
- O huomo da bene lascia andar costui in buon’hora, & tu con ogni arte chiamami quà Agathone.
- Servidore
- Non pregare, che esso tosto verrà fuora, perche commincia à modulare. & essendo d’inverno non è cosa facile à torzere le conversioni, se non andrà fuora a’l Sole.
- Mnesiloco
- Che farò io adunque?
- Servidore
- Aspetta, che varrà fuori.
- Mnesiloco
- O Giove che pensitu di farmi hoggi?
- Euripide
- Per i dei io voglio udire che cosa è questa. che pia gitu? di che hai tu noia? non bisognava che celasti quello ch’è mio socero.
- Mnesiloco
- Emmi parecchiato un certo gran male.
- Euripide
- Di che forte?
- Mnesiloco
- In questo dì d’oggi si giudicherà, ò se è vivo anchora, ò se è morto Euripide.
- Euripide
- Et à che modo? perche pur anchora ne i giudicj sono per giudicare, ne vi sarà sedia de’l senato, perche il terzo dì de le feste di cercare è il giorno di mezzo.
- Mnesiloco
- Questa cosa medesima pur, & il morire aspetto. per ciò che le donne m’hanno qguatato, & ne i sacrifici de la dea Cerere sono per venire hoggi à predicar de la mia morte.
- Euripide
- Et perche mò?
- Mnesiloco
- Perche io fo tragedie, & dico male di loro.
- Euripide
- Per Nettuno tu patirßi anchor cose giuste, ma che machinatione & imaginatione hai tu da questo dì?
- Mnesiloco
- Che Agathon maestro di tragedie creda di venir à i sacrificj di Cerere.
- Euripide
- A che far? dimi.
- Mnesiloco
- A predicare fra le donne, & se bisognerà, à dire per me.
- Euripide
- Palesemente ò secretamente?
- Mnesiloco
- Secretamente, vestito con vesta di donna.
- Euripide
- Cosa e galante & terribile secondo i tuoi costumi. per ciò la fugazza è nostra per l’imaginare.
- Euripide
- Taci.
- Mnesiloco
- Che cosa gli è mo?
- Euripide
- Agathone vien fuora.
- Mnesiloco
- Et che è costui.
- Euripide
- Quello discregolato. Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/513 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/514 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/515 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/516 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/517 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/518 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/519 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/520 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/521 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/522 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/523 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/524 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/525 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/526 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/527 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/528 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/529 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/530 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/531 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/532 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/533 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/534 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/535 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/536 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/537 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/538 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/539 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/540 faticandosi, ogniuno cerca questo male, andando à torno à i letti. e se guarderemo fuor de la finestra, cerca di guardare il male: e se con rossore si partirà, molto più ogn’uno brama di vedere un’altra volta il male che muove la testa. cosi noi manifestamente siamo migliori che non sete voi, & la isperienza si può vedere. diamo la isperiěza, quali sono pegiori, noi stimiamo voi e voi stimiate noi. cǒsideriamo un poco e cǒtendiamo, e paragoniamo l’un’e l’altra cosa, comparando e de la femina, e de l’huomo ciaschedun nome. à Nausimaca le stà sotto carminio, si sà ben quel che fà l’un e l’altro. e Cleofone pur è pegiore veramente che la Salabacca meretrice. contra d’Aristomaca di molto tempo, contro à quella che ha combattuto in Marathone, e contra Stratoni ce niuno di voi ha ardire di combattere, ò guerregiare: ma c’è il meglior di Eubula che fù senatrice de l’anno passato. che dà consiglio à un’altro? ne questo ancho dirai. cosi noi s’avantiamo d’esser molto migliori de gli huomini. ne anchor se una donna haverà robato fino a’l precio di cinquanta talenti, è accusata. e ne la cità verrà cǒ publichi danari. ma se haverà robato magior cose, che habia tolto un staro di formento de’l marito, in quel dì medesimo quella istessa che ha robato glielo rende. ma noi mostraremo di questi pur assai che sanno questo, & oltre à ciò noi siamo per Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/542 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/543 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/544 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/545 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/546 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/547 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/548 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/549 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/550 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/551 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/552 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/553 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/554 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/555 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/556 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/557 Pagina:Aristofane - Commedie, Venezia 1545.djvu/558
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