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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1833
LE DONNE BBONE, E LE BBONE DONNE1
Donne mie care, avetesce2 pascenza:
Io ve porto pe’ mmé un amor da cane;3
Me ve vorrebbe4 tutte a la cusscenza;
E avanti a vvoi5 rinegherebbe6 er pane.
Ma ppuro,7 fra mmé e vvoi in confidenza,
Bbe’ cche8 vve maggnerebbe9 sane sane,
Sii detto co’ la bbona e cculiscenza,10
Sete in grazzia de ddio troppe11 puttane.
Lassamo da una parte la Madonna,
Ch’è un zanto che nun è dda nominasse,12
E annàtemene a ttrova13 la siconna.14
De le bbone, fra ll’arte e ffra le bbasse,
Ammalappena su sta terra tonna
Ce ne sò ccento secche e ccento grasse.
Roma, 16 maggio 1833
- ↑ Buona donna, dicesi a una bagascia.
- ↑ Abbiateci.
- ↑ Un amore estremo.
- ↑ Vorrei.
- ↑ Piuttostochè voi.
- ↑ Rinegherei.
- ↑ Pure.
- ↑ Benchè.
- ↑ Mangerei.
- ↑ Con buona licenza.
- ↑ Troppe, per “troppo.„
- ↑ Nominarsi.
- ↑ Trovare.
- ↑ Seconda.
Note
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