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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1832
LE LAGGNANZE
Già le sapemo tutte le cuarelle1
Che smòveno2 cqua e llà li ggiacubbini;
Ch’er Governo è una torre de Bbabbelle:
Che tutto l’ojjo va ne li lumini:3
Ch’er Zantopadre è un capo d’assassini:
Che dder popolo suo ne vò la pelle:
Che cquanno l’omo nun ha ppiù cquadrini
L’arricchisce cór cressce le gabbelle:
Che cqua ssemo in ner Ghetto de la Rua:4
Che li sudditi porteno l’imbasti,5
E ’r vino se lo bbevono uno o ddua...
Che?! Aspetta6 ar Papa de toccà sti tasti,
Perchè ne sa ppiù er matto a ccasa sua
Ch’er zavio a ccasa d’antri:7 e cquesto abbasti.
Roma, 26 dicembre 1832
- ↑ Querele.
- ↑ Agitano.
- ↑ I cappelli triangolari de’ preti, consimili di forma a certe lampadette di terra-cotta, ad uso di luminarie, dette lumini.
- ↑ Parte e porta del Ghetto, ossia ricinto degli Ebrei, riputati gente avara e frodolenta.
- ↑ I basti.
- ↑ Spetta.
- ↑ Proverbio.
Note
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