< Le odi di Orazio < Libro primo
Questo testo è stato riletto e controllato. |
Libro primo
XIX
XIX
◄ | Libro primo - XVIII | Libro primo - XX | ► |
XIX.
Degli amori l’indomita
Madre e di Sèmele tebana il figlio
E lascivo ozio imponemi
4Ad amor l’animo già stanco rendere.
M’arde Glicera candida,
Di marmo pario più pura e splendida;
M’arde la grata audacia
8E il volto lubrico che gli occhi ammalia.
Lasciò Cipro e precipita
Tutta in me Venere; nè dir concedemi
Gli Sciti e il Parto intrepido
12Su vòlti alípedi, nè un che d’estraneo.
Qui a me, ragazzi, un cespite
Vivo, qui pongansi vermene e olibani
E vin bienne al calice:
16Uccisa l’ostia, verrà più facile.
Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.