< Le odi di Orazio < Libro primo
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Quinto Orazio Flacco - Odi (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1883)
Libro primo - XXX Libro primo - XXXII

XXXI.


Che chiede il vate dal sacro Apolline?
    Spargendo il novo vin dalla pátera
        Che implora? Non già i seminati
        4Dell’opima Sardegna feraci,


Non dell’ardente Calabria gli utili
    Greggi, non oro nè avorio d’India,
        Non i campi, cui con tranquilla
        8Onda il tacito Liri morsecchia.

Calena vite con falce premasi
    Da quanti in sorte l’ebbero; in calici
        D’oro il ricco mercante asciughi
        12Vin mutato con sirica merce.

Ad essi i Numi caro, se visita
    Tre e quattro volte l’anno l’Atlantico
        Impune. Me pascano olive,
    16Me cicoria, me tenere malve.

O Latonide, dammi ch’io valido
    Quanto apprestai goda, e con integra
        La mente, a non turpe vecchiezza
        20E non priva di cetera arrivi!


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