< Le odi di Orazio < Libro quarto
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X.
O fanciul barbaro, che i doni ancor tutti hai di Venere,
Allor che improvvida s’impiumerà la tua superbia,
E quella zazzera ti cada ch’or t’ondeggia agli òmeri,
4E il color mutisi, ch’or vince il fior d’una punicea
Rosa, e pelo ispido, o Ligurin, la faccia còprati,
«Ahimè» specchiandoti, dirai, da te tanto dissimile,
«Perchè quell’animo, che adesso io m’ho, non ebbi giovane?
8O perchè all’animo, ch’or ho, non vien la guancia incolume?»
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