< Le odi di Orazio < Libro terzo
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XV.
Moglie del povero Ibico,
Metti alfin termine alle malizie
E all’opre tue d’obbrobrio;
4Cessa, alla debita morte già prossima,
Di scherzar tra le vergini
E sparger nebbia tra stelle candide.
Se ciò si addice a Fòloe,
8Non a te, Cloride: più a dritto a’ giovani
Tua figlia le case occupa,
Qual Tiade in furia per suon di timpano;
Or va per Noto in fregola,
12E ruzza, a lubrica capretta simile.
A te, vecchietta, i bioccoli
Tosi appo l’inclita Lucera addiconsi.
Non cetre, non purpuree
16Rose, non calici che interi vuotinsi.
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