< Le poesie di Catullo
Questo testo è stato riletto e controllato.
Gaio Valerio Catullo - Poesie (I secolo a.C.)
Traduzione dal latino di Mario Rapisardi (1889)
55
54b 56

Se il mio richiedere non sia molesto,
     Dove, di grazia, ti sei cacciato?

Al campo Marzio, al Circo, a questo
     E a quel librajo t’ho invan cercato;


5Per fin nel tempio del sommo Giove
     E sotto a’ portici del Magno, dove

Di te sollecito richiesi a quante
     Donnette avessero lieto il sembiante:

“Chi di voi sappia, o cattivelle,
     10Del mio Camerio darmi novelle?”

Sì che scoprendosi una il sen tosto:
     “Fra queste rosee ciocce è nascosto!”

È impresa erculea scovarti omai:
     Se nella guardia di Creta mai

15Mi trasformassero, se mai portato
     Fossi di Pegaso sul dorso alato;

S’io Perseo alípede, o Lada, o asceso
     In su la nivea biga di Reso,

Di te, o Camerio, movessi in traccia,
     20(E qui tu aggiungere puoi, se ti piaccia,

A’ desiderj miei tutti intenti
     Uccelli, celeri corsieri e venti),

Pur fino all’intime midolle fiacco
     Cadrei, cercandoti, languido e stracco,


25Ma che superbia bizzarra, io dico,
     Ti fa nascondere da tutti, o amico?

Su via, dal guscio sbuca, o che stai?
     Coraggio, fídati, dimmi ove andrai.

Che davver t’abbiano, mio buon figliuolo,
     30Le lattee veneri preso al lacciòlo?

Se tieni a cintola la lingua, tutti
     Ti tocca perdere d’amore i frutti.

Ciarliera é Cípride; pur se hai giurato
     Serrare a doppia chiave il palato,

35Fa’ pure il comodo tuo, ma ad un patto,
     Ch’io sia partecipe d’amor sì fatto.


Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.