< Le rime di M. Francesco Petrarca
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Sonetto III Sonetto V

SONETTO IV.


Q
Uel ch’infinita provvidenza, ed arte

     Mostrò nel suo mirabil magistero:
     Che criò questo, e quell’altro emispero,
     4E mansueto più Giove, che Marte;
Venendo in terra a illuminar le carte,
     Ch’avean molt’anni già celato il vero,
     Tolse Giovanni dalla rete, e Piero,
     8E nel regno del Ciel fece lor parte.
Di sè, nascendo, a Roma non fe’ grazia,
     A Giudea sì: tanto sovr’ogni stato
     11Umiltate esaltar sempre gli piacque:
Ed or di picciol borgo un Sol n’ ha dato
     Tal, che natura e ’l luogo si ringrazia
     14Onde sì bella Donna al mondo nacque.

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