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Le Campane Er cedolone der Vicario
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1834

LE SERPE

     È ppropio vero, è ppropio vero, Santa,
Ch’er monno s’è svortato. E nnu lo senti
Che llui tira le bbòtte a li serpenti,
E l’archibbuscio suo nun je s’incanta?

     Cent’anni fa... ma cche ccent’anni!, ottanta...
Dìnne meno: quaranta, trenta, venti,
Diescianni addietro, st’ommini imprudenti
Staveno freschi! e mmó llui se n’avvanta.1

     Una serpa, una lipera, un cerviotto,2
C’ammiravi o ppe’ tterra o ddrent’a un bùscio,3
T’inciarmava4 la porvere de bbotto.5

     E nnun c’er’antro6 pe’ vvieninne7 a ffine
Che ccaricà lo schioppo o ll’archibbuscio
Cor nomede Ggesù ssu le palline.

22 aprile 1834

  1. Se ne vanta.
  2. Serpe non venefica.
  3. Buco.
  4. Inciarmare: ammaliare. Lo charmer de’ Francesi.
  5. Subito.
  6. Non c’era altro.
  7. Per venirne.

Note

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