< Le supplici (Eschilo)
Questo testo è stato riletto e controllato.
Eschilo - Le supplici (472 a.C.)
Traduzione dal greco di Ettore Romagnoli (1921)
Secondo episodio
Secondo canto intorno all'ara Terzo canto intorno all'ara

SECONDO EPISODIO


danao
Fate cuore, o fanciulle! A voi propizio
fu degli Argivi il voto onnipossente.
coro
Vecchio che rechi fauste nuove, salve!
Qual partito prevalse, or dimmi, e quante
sursero mani a dar propizio il voto.
danao
Non fu dei cittadini il voto ambiguo,
ma tal, che il vecchio cuor tornare giovine
io mi sentii. Che l’aria brulicò
per le destre levate; e tutto il popolo
tal sentenza approvò: che in questa terra
viver possiate libere e sicure,


d’ogni offesa al riparo, e non vi possa
rapire alcuno, o della terra, o estraneo.
E se ricorra a vïolenza, chi
di questo suol partecipe, soccorso
non vi darà, vada fuggiasco in bando
privo d’onore. E dei Pelasgi il re
a ciò l’indusse. Egli predisse il fiero
sdegno di Giove protettor dei supplici,
che la città gravarne non volessero
per i giorni venturi. Aggiunse pure
come il contagio duplice, domestico
e forestiero, apparso in Argo, pascolo
esser potrebbe a doglia immedicabile.
Udito ciò, le mani il popol d’Argo,
senza invito d’araldo, alte levò,
e consentí. Gli accorti detti uditi
hanno i Pelasgi. Or Giove alfin provveda.
coro
Su via, dunque, in compenso ai favori,
fauste preci per Argo s’innalzino;
e sul labbro alle estranëe, Giove
che protegge gli estranî, tuteli
questi voti, ch’essi abbiano vero
compimento, e di biasimo immune.

Questa voce è stata pubblicata da Wikisource. Il testo è rilasciato in base alla licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo. Potrebbero essere applicate clausole aggiuntive per i file multimediali.