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Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1831
LE TRIBBOLAZZIONE.
Questo pe’ Cchecco. In quanto sii1 poi Tèta,2
Nun mé la pòzzo disgustà, ssorella.3
Biggna4 che mmé la còccoli,5 chè cquella
4Sa ttutte le mi’ corna dall’A ar Zeta.
L’ho dda sbarzà?!6 Tté la direbbe bbella!
E indóve ho da mannàmmela? A Ggaeta,
Dove le donne fileno la seta,7
8E ll’ommini se spasseno a ppiastrella?8
Iddio che nun vò ar monno uno contento,
Mé l’ha vvorzùta9 dà ppe’ ccrosce mia,
Perch’io nun averebbe antro tormento.
12Con chi l’ho da pijjà? ’ggna10 che cce stia,
E che ddichi accusì, mettenno drento:11
“Fiàtte volontà stua e cussì sia.„
Terni, 30 settembre 1831.
- ↑ [In quanto sia: in quanto riguarda.]
- ↑ [Teresa.]
- ↑ [Amica, cara mia, ecc.]
- ↑ Bisogna.
- ↑ Coccolare: lusingare, piaggiare, accarezzare ecc. [Da còcco, che corrisponde al toscano “ciocio„ e “ciocino„.]
- ↑ Balzar via.
- ↑ [È detto per celia, alludendo a un notissimo gioco fanciullesco, la cui filastrocca comincia con le parole: Seta-moneta, Le donne de Gaeta, Che fileno la seta, ecc. V. vol. VI, pag. 24, nota 11.]
- ↑ [Si spassano al gioco delle piastrelle. Detto anche questo per celia.]
- ↑ [Voluta.]
- ↑ [Accorciamento di biggna, bisogna.]
- ↑ Nascondendo il rancore.
Note
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