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La risípola Li vitturini de piazza
Questo testo fa parte della raccolta Sonetti romaneschi/Sonetti del 1835

LE VISSCERE DER PAPA

     Sì, llingue de tenajje1 mmaledette,
Sì, vv’aripèto che Nnostro Siggnore
È un omo... ciovè, un Papa de bbon core.
Ve l’aripèto, e nnun ce levo un ette.2

     Nun zentite le cose che promette?
Nun vedete che rrazza de dolore
Tiè ssempre in quela faccia? e cco cche amore,
Quanno che Iddio le vò, ffa le vvennette?3

     Per esempio: ve pijja un accidente?
Sùbbito lui v’intona una diasilla,
E ssi mmorite poi4 nun disce ggnente.

     Sì, er zu’5 piascere è de sentì cchi strilla;
Ma ddisidera er male de la ggente
Pe’ addoprà la vertù de compatilla.

22 settembre 1835

  1. Lingue da tanaglie, malediche.
  2. Non ne tolgo un jota, nulla.
  3. Vendette.
  4. E se al contrario morite.
  5. Il suo.

Note

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