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GRANDINATA.
Sotto la fitta grandine
pregano le campane desolate
con la voce dei secoli:
— Signor Signor, cessate!
Cessate dal percuotere
chi alla terra non chiede altro che il pane,
cessate dal distruggere
severamente le speranze umane.
Son tanti anni che soffrono,
tanti anni che v’implorano, o Signore;
e stanchi omai si chiedono
se Voi siete e da Voi viene il dolore,
o piuttosto uno squallido
deserto è il cielo che l’uman pensiero
nell’angoscia si popola,
sfuggendo al vuoto orror del cimitero! —
Sotto la fitta grandine
pregano desolate le campane
con la voce dei secoli:
— pietà, pietà delle sciagure umane! —
E intanto ecco dall’ultimo
orïente, la luna erge il suo pieno
disco; sul mar di nuvole,
ecco, intanto laggiù rompe il sereno.
Mite sorride agli uomini
la bianca luce e le campagne inonda,
mite come un rimprovero
materno, che ad accusa empia risponda.
La gran voce dei secoli
nel diffuso chiaror s’accheta e tace;
ogni altro suono affondasi,
lento, nel mar della notturna pace.