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Risveglio - Domani Risveglio - Pel monumento a G. Zanella

FEBBRE.


 
Ecco, la porta si spalanca ed entra
mio padre coi bei doni. A stento ei tutti
li regge (oh quanti!) e ride... Io dal mio letto
tendo le braccia, e la gioia è nel sole
che allaga la mia camera: è nel suono
delle campane dindondanti a festa,
nell’allegro vocìo che di fuor s’ode...
— È nato! è nato! — esclamano le genti
e per le vie s’abbracciano.
                          La febbre
questi sogni mi dà? sia benedetta!

Vero; è Natale, ma mio padre immoto
dorme laggiù presso la villa immersa
tra gli abeti. È Natale... oh ma i fratelli
non s’abbraccian per via!...
                              Donami ancora
un altro sogno, amica febbre! io veda
svanir come ombra, al divampar d’un grande
foco d’amore, l’indigenza, e il mondo
finalmente placato in una fede
sicura e forte come l’universo,
in ogni terra, e per ognuno il sasso
delle tombe non sia più che la porta
dell’infinito.
                   A quella soglia io forse
m’approssimo?... chi sa? Forse il mio sogno
s’avvera, e lieto il padre mio dischiude
il valico per me, recando il vivo
dono di luce?...
                       Dagli oscuri abissi
della vita, assorgiamo, anima! albeggia
l’erta, che attinge il vertice del vero.

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