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MYSTICA.
In un giorno lontano
dentro la notte d’una cattedrale
mi portarono a intridermi di sale
la piccioletta bocca.
Io torsi incollerita
tutto increspando il porporino volto,
e piansi tutto il pianto ormai raccolto
in quei miei cinque o sei giorni di vita.
Mel dissero; ma in me, nella memoria
non mi si incise un segno, un’ombra, nulla!...
Or, se alcun mi dicesse: — A te fu culla
mill’anni fa la Grecia
e fosti un de’ suoi cento semidei;
più tardi un paggio dell’ottavo Enrico,
poscia un poeta lacero e mendico;
perchè mai — dite! — non lo crederei?
Forse la buia chiesa
rammento e quel disgusto allor provato?
forse rammento il pianto disperato
e il volto dell’orante sacerdote
che alla grazia m’offriva?
Pur m’hanno detto che guardavo intorno,
m’han detto che tornata al chiaro giorno
sorrisi; ero ben desta, ero ben viva!