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DEBILITAS.


 
D’un arboscello io so debole nato
che ad ogni novo sospirar di vento
si piega all’altro lato
senza gioia o tormento.
Sotto le nevi e alla stagion fiorita
nol move altro desio;
così lo volle Iddio,
così passa la vita.

Non sa che sian le fiere
resistenze dei forti e la vittoria,
non sa che sia — volere.

Non conosce la gloria
del morir combattendo, e gli odi acuti
non sa, non sa i dolori
che ignoti gladiatori
sopportan muti.

Vive, e forse di vivere non sente.
D’ebbrezze ignaro e d’impeti d’amore
stende le braccia lente
senza mettere un fiore.
Tale al soffio gentil che lo accarezza
nella mite stagione,
tale al rude aquilone.
Una palma lo guarda... e lo disprezza.

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