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Al Divino Signor, Signore e Patron mio

Messer Pietro Aretino.


Divinissimo uomo, quanto ha da ringraziar Iddio il Firenzuola, poi che li tocco a conoscere la prima indole di tanta divinità, ed in Perugia prima e poi in Roma, ha ben ragion da dolersi, poi che non li è stato concesso goderla in solio maiestatis, perchè una lunga infermità di anni undici, mi ha relegato in Prato, assai orrevole castello in Toscana. Ora avuto per passo piccola e breve occasione di scrivervi per persona fidata non ho potuto mancar di avvisarvi ch’el Firenzuola è vivo, ed in istato di convalescenza, e desideroso di vostra grandezza, baciandovi le divine mani. Da Prato il dì V di ottobre del XLI.

Di V. grandezza Deditissimo

IL FIRENZUOLA.


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