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LX. A Galileo
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LX

A Galileo

Dopo notizie varie, si duole di esser posposto dal Galilei
a tutti gli altri amici.

 Mille bone pasche a Vostra Signoria e salute.

Credo sappia ch’il padre Scheiner, detto Apelle, stampò la Rosa ursina, idest Sol, e tratta assai di Vostra Signoria. Io risposi a qualche cosa, ma tocca a lei.

Volentieri starei con Vostra Signoria appresso questa Altezza, se si degnasse aiutarmi, come fece il granduca Ferdinando. Io sto bene. Ho stampato l’Ateismo trionfato ed avuto il publicetur. Desidero vedere cosí fuori il suo libro; e mi ha fatto torto Vostra Signoria farlo vedere a tanti ed a me no, il quale son piú suo di voto degli altri, né so usurparmi quel che non è mio: ed i miei libri che vanno giá fuori, lo mostreranno. Resto al suo comando.

 Roma, 26 aprile 1631.

Vostro servitore ed amico
Fra Tomaso Campanella.


Al molto illustre ed eccellentissimo
     signor Galileo Galilei,
          filosofo e matematico dell’Altezza di Toscana,
 Firenze.

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