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Ad Antonio Canova[1]
Preg.mo Amico,
Venezia 6 Febbraio 1808.
Un dolente motivo mi procura il piacere, mio ottimo, ed amabilissimo amico, di richiamarmi alla memoria vostra; ed è questo motivo la morte di un ottimo ed interessantissimo fratello di quel giovane Pieri, che tempo fa io v’ho raccomandato, ed il quale seppe conciliarsi con la candidezza dell’animo suo e con la sua applicazione allo studio, la bontà vostra. Questa infausta notizia di un fratello da lui amato, preceduta di pochi giorni dalla morte di una sorella, pure a lui carissima, dee fargli la più funesta impressione[2]. Vi scongiurano, col mezzo mio, due suoi affezionatissimi zii che sono qui, ad intendervi con la Salvi Maccarani, a cui scrivono, onde dargli la nuova con quella delicatezza che l’ottimo vostro cuore saprà dettarvi. Pregovi inoltre di dirmi com’egli l’abbia sentito, e se nulla ci sia da temere per la di lui dilicata salute.
S’egli amasse di venire a Venezia, i suoi zii sarebbero dispostissimi d’accordarglielo. Infine si tratta di salvare questo terzo figlio alla sciagurata madre, che perdette i due primi in pochissimi giorni. Non vi chiedo scusa di questa piccola distrazione che vi procuro, sapendo che il vostro cuore, altrettanto buono ed umano, quanto è sublime il vostro unico ingegno, si presta volentieri a soccorrere gl’infelici. Credetemi la vostra maggiore ammiratrice. Addio.
Vostra amica aff.ma e serva,
Isabella Teotochi Albrizzi.
Note
- ↑ Inedita al Museo e Biblioteca di Bassano.
- ↑ Nella lettera 10 Novembre 1804 l’Albrizzi aveva raccomandati a Canova due fratelli Pieri, non uno: Michele e Demetrio. La sorella morta, di cui quì si parla, aveva nome Sofia ed era tisica; il fratello aveva nome Marino. Colui, che secondo questa lettera doveva apparecchiarsi a ricevere la triste notizia, era Demetrio, perchè Michele s’era condotto in fretta da Firenze a Venezia ai primi timori della sciagura. (PIERI. Vita, libro II, pag. 159).