Questo testo è completo. |
◄ | Lettera a Ricciardo Bechi | Lettera II a Luigi Gucciardini | ► |
Spectabili viro Luigi Gucciardini come fratello car.mo in Mantova.
Carissimo Luigi. Io ho hauto hoggi la vostra de' 25 che mi ha dato più dispiacere che se io havessi perduto el piato, intendendo a Jacopo essere ritornata un poco di febbre: pure la prudentia vostra, la diligentia di Marco, la virtù de' medici, la pazienza e bontà di Jacopo mi fa stare di buona voglia, e credere che voi la caccierete come una puttanaccia, miccia, porca, spacciata che la è; e per la prima vostra aspecto intendere ne siate iti, a dispecto suo, tucti allegri ad la volta di Firenze.
Io sono qui in Isola sechacome voi, perché qui si sa nulla di nulla; e pure, per parere vivo, vo ghiribizzando intemerate che io scrivo a' Dieci, e mandovi la loro lettera disugellata; la quale, letta ad tucti, la darete ad Giovanni la mandi per la prima staffecta che 'l Pandolfino scrive, o come ad lui parrà. E me li raccomanderai, dicendogli che io mi sto qui con el suo Stefano, e attendo ad godere. Sarei ito ad la corte, ma el Lango non vi è, ad chi ho la lettera di credenza; e ad l'imperadore non ho lettere, sì che io potrei essere preso per spia: dipoi ogni dì si è detto che viene qui, e tucti questi mammalucchi che seguirono la corte, sono da capo qui.
Ho caro habbiate mandate quelle fedi ad Firenze, di che meritate una grande commendatione ad presso Dio e li huomini del mondo.
Se voi scriveste ad messer Francesco vostro, ditegli che mi raccomandi ad la combriccola. Sono vostro, vostrissimo; e quanto al comporre io penso tuctavia ciò. Addio.
Addì 20 di Novembre 1509
Secret. apud Cesarem.