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LXXXVII. — Al nominato Rossi.1
Sono debitore di risposta a due di V.S., la prima portatami per il Ciotti, la seconda ricevuta per lo spaccio ordinano.
Sento molto piacere che si restituisca il commercio de’ libri di cotesta città con questa, dovendo essere con molto profitto nostro, perchè qua finalmente non si stampano se non libri dozzinali. Io desidererei grandemente che si stampasse l’istoria del presidente de Thou in Italia, acciò potesse andare per mano di molti; perchè altrimenti pochi esemplari possono venire. Sappia che, quantunque abbiamo il giogo ecclesiastico assai più mite in questo dominio che nel rimanente d’Italia, in quella parte nondimeno che tocca la stampa, è l’istesso appunto che negli altri luoghi. Nessuna cosa si può stampare se non veduta ed approvata dalla Inquisizione. Non convien risguardare alle cose stampate nel tempo delle controversie, perchè fu deliberatamente straordinario, che quelle sole cose potessero essere date alla stampa senza tale approvazione; anzi, senza che fossero vedute da esso inquisitore. Composte le controversie, siamo tornati alla osservazione degli ordini vecchi. In tanto solamente siamo differenti dal resto d’Italia, che negli altri luoghi tutte le cose approvate dall’inquisitore sono senz’alcuna opposizione stampate: qua, quelle che non piacciono non si stampano, sebben approvate da esso; e parimente non si possono stampare le riprovate.2 La istoria del signor de Thou mai sarebbe ammessa. In particolare, l’epistola al re dicono che contiene due eresie: l’una, che non sia bene far guerra agli eretici; l’altra, che non sia bene procedere con severità di giustizia contro di loro.3 Dove si ragiona di alcun papa, non permettono che si dica cosa alcuna di disonore, sebbene vera e notoria. Non permettono che alcuno separato dalla Chiesa romana sia lodato di qualsivoglia virtù, nè nominato se non con vituperio. Gli esemplari di questa storia che vengono qui, sono letti avidamente, tenuti e venduti pubblicamente: con tutto ciò, per le suddette cause, non sarebbe permesso lo stamparne. Siamo così esatti mantenitori di certe leggi, che le vogliamo, sebbene inette e dannose. Vedendo come sarebbe di molto benefizio che l’opera si spargesse per l’Italia, converrebbe farla stampare in qualche luogo vicino, dal quale si possa trasportar facilmente.
Il libro del re d’Inghilterra è stato presentato per nome del re a questa Repubblica, e da quella ricevuto con ogni officio di cortesia. Il duca di Savoia non ha voluto riceverlo, sebbene gli sia stato mandato per persona espressa. Il granduca di Toscana, a cui è stato mandato da un agente suo che ha in Inghilterra, lo ha fatto abbruciare dal suo confessore.4 A Roma lo hanno proibito.
Io stupisco perchè i padri Gesuiti siano tanto favoriti costì, e non posso credere che venga da altro se non dalla loro arte in sapersi accomodare alle proprietà di ciascuno, e massime di quelli che dominano. Della lettera che confessa le loro cabale e rappresenta la loro petulanza, pochissime copie ne sono qua venute. Sono state viste volentieri, ed ora non se ne parla, secondo l’uso di questa città; dove comparendo quotidianamente cose nuove, vien da loro negata la grazia alle vecchie.
Ho mandato, già quattro giorni, al signor Gillot un libretto che contiene le lettere di Clemente VII e Carlo V imperatore, e desidero di sapere s’è capitato. M’è stato grato l’avere l’esemplare dell’editto sopra i duelli. E com’è possibile che il nunzio, avendo fatto tante querimonie col re, non abbia aggiunto ancora questa? Stupisco. Il permettere i duelli, come si facea già in cotesto regno, non offende le pretensioni del papa, o almeno lo fa poco; ma il dichiararsi di poter dare licenza, quest’è un affronto al papa più che papale. Dio, per sua bontà, si degni disporre che l’editto5 faccia buon effetto. Io, per me, non vidi mai proibizione che non eccitasse ovvero aumentasse l’appetito.
Che dice il padre Cottone di quest’aspetto di...? Come lo salva? come lo difende? Si può ben dire che gli aspetti delle stelle erranti poco importano, ma che le fisse fanno effetti mirabili, influendo dobble e indulgenze. Forse le cose di Giuliers faranno deporre la simulazione, e sarà la salute di cotesto regno. V.S. m’ha fatto favore scrivendomi dei preti giustiziati e carcerati, perchè di tali cose tengo registro minuto.
La nuova pervenuta delli cinedi carcerati in Roma, fu vera. Da loro sono stati nominati alcuni mercanti fiorentini che avevano denari nei banchi, i quali sono fuggiti, e la loro moneta è stata imprigionata in luogo loro. Un gentiluomo de’ Vettori, parente del pontefice, per aver detto che si doveva incominciare quella giustizia dal palazzo, è stato ritenuto in Castello, senza rispetto di parentado.
V.S. m’ha reso attonito, accennandomi che si studi qualche congiura.6 Prego Dio che si scopra ed apra gli occhi di chi regge la nave. Non posso però ben restare di dire, che anche noi non siamo sicuri da queste trame; e tanto meno di voi, quanto noi siamo minati con pretesti di religione, ed altri che tengono dello specioso.
- Di Venezia, il 18 agosto 1609.
- ↑ Dalla raccolta di Capolago, pag. 187.
- ↑ Informazioni e dichiarazioni da raccomandarsi a chi studia negli ordini governativi della Repubblica veneta.
- ↑ “Ciò in fatti sarebbe opposto al primo articolo della bolla In cœna Domini.„ — (Bianchi-Giovini.)
- ↑ Notizie non solo biografiche ma istoriche, e di qualche rilievo.
- ↑ Ci sembra così da correggersi la prima edizione, la quale ha: “il detto.„
- ↑ Accennasi alle congiure permanenti, e quando più quando meno manifeste, contro la vita di Enrico IV.